GESU’ – Personaggio storico

Corriere di Ragusa Cultura Biblica

GESU’ – Personaggio storico

GESU’ – Personaggio storico

 Fra le fonti principali non cristiane, la più attendibile è quella del celebre storico ebreo Giuseppe Flavio che ci ha tramandato notizie ed elementi utili per una ricostruzione della persona di Gesù. Gli studiosi concordano sull’autenticità della sua testimonianza scritta nelle ‘Antichità Giudaiche’ pubblicata a Roma intorno al 93 d.C. Dice testualmente: “In quel periodo visse Gesù, un uomo sapiente chiamato Cristo. Fu uno che compì fatti prodigiosi, un maestro per molti che ricevettero la verità con gioia. Conquistò seguaci sia in mezzo a molti Giudei sia tra molti d’origine greca. E quando Pilato per un’accusa rivolta contro di lui da uomini, che hanno un ruolo guida tra noi, lo condannò a croce, quelli che lo avevano amato fin dall’inizio non cessarono di farlo. E fino a questo momento il gruppo di Cristiani, così chiamati dopo di lui, non è ancora scomparso” (Ant. Jud., 18,63-64).

A queste frammentarie notizie dell’ambiente ebraico si possono aggiungere informazioni ricavate da alcune fonti pagane del I° e II° sec d.C. che danno testimonianze indirette del movimento cristiano e del suo fondatore in occasione di episodi che toccavano le vicende dell’ambiente romano. Fra questi scrittori, intorno al 112 d.C., Plinio il Giovane governatore della Bitinia, preoccupato per il moltiplicarsi dei Cristiani, li descrive a Traiano come individui che si radunano per cantare inni a “Cristo come ad un Dio”. Tacito, nell’anno 117 d.C., negli Annali parla di Gesù, fondatore della religione cristiana e giustiziato dal procuratore Ponzio Pilato al tempo dell’imperatore Tiberio. Racconta, inoltre, con dettagli raccapriccianti i supplizi usati contro i Cristiani perseguitati da Nerone che li accusava di aver provocato l’incendio di Roma. Infine, verso il 120 d.C., Svetonio, segretario degli imperatori Traiano e Adriano, conferma che sotto Nerone furono sottoposti a supplizi i Cristiani e che l’imperatore Claudio espulse da Roma i Giudei che provocavano tumulti a causa di “Cristos”, riferendosi probabilmente ai Cristiani proseliti di Cristo convertiti dal giudaismo. Un dato storico inconfutabile è quello dell’esistenza del movimento cristiano nella prima metà del I° secolo d.C. Erano queste le prime comunità cristiane, costituite dai convertiti dal giudaismo e dal paganesimo, che si richiamavano alle predicazioni di Giovanni, detto il Battista, e di Gesù di Nazarèt, un ebreo della Palestina, giustiziato intorno agli anni 30 d.C., venerato e proclamato come il “Messia” ebraico.

Un interrogativo che spesso viene posto riguarda la possibilità di tracciare un’immagine storica di Gesù attraverso i Vangeli e i documenti storici del tempo. Non è possibile dare una risposta certa, per i seguenti motivi:

■ è noto che Gesù personalmente non ha lasciato nulla di scritto, né tracce tangibili di se stesso. Ha lasciato solo un elemento impalpabile, apparentemente insignificante: la sua “Parola” affidata ad un “normale” gruppo di persone, i suoi discepoli;

■ in secondo luogo nessun evangelista si prefissò una stretta disposizione cronologica per un’esatta collocazione temporale della narrazione, né la catechesi della Chiesa primitiva si premurò di esporre una biografia di Gesù, nel senso che oggi si attribuisce a tale termine.

■ la storiografia ufficiale del tempo, abbagliata e intenta a narrare i fulgori della Roma d’Augusto, ignorò quasi del tutto la figura storica di Gesù, considerato alla stregua di un rivoluzionario e un nemico dell’impero romano. Il cristianesimo venne annoverato acriticamente tra queste sette pericolose e più tardi i cristiani furono perseguitati e uccisi.

■  anche le fonti giudaiche riflettono un atteggiamento polemico e calunnioso nei confronti del cristianesimo. La divaricazione tra la chiesa e la sinagoga andò accentuandosi soprattutto a causa della rinascita del giudaismo per opera del rabbinismo farisaico a Jamnia. Pertanto il mondo giudaico volle cancellare tutto quanto Gesù aveva fatto e detto, dottrina e istituzione.                                                                                                                                                                                       Il carattere frammentario e l’uso ecclesiale, in certo senso anche popolare del materiale evangelico, comporta indubbiamente una certa riduzione di storicità, escludendo del tutto una ricostruzione della vita di Gesù nel senso storiografico moderno del termine. La natura stessa dei Vangeli, che nel complesso sono permeati della fede pasquale della comunità cristiana primitiva, pone un limite ad una verifica storica perché ogni dato evangelico è legato indissolubilmente alla fede dei testimoni che l’hanno trasmesso. Ma è anche vero che non si tratta di una frammentarietà così totale da impedire che i singoli “pezzi”, centrati su Gesù, siano insufficienti per delinearne aspetto e personalità, e a cogliere il senso che egli ha attribuito alla sua vita. Anche se i primi evangelizzatori non nutrissero preoccupazioni di carattere propriamente storico o intenti storiografici, ciò non esclude che essi non fondassero la loro predicazione su fatti realmente accaduti. Questa considerazione attesta che i Vangeli non sono solo testimonianze di fede in Cristo, frutto della religiosità delle prime comunità cristiane. I Vangeli veicolano un messaggio e un insegnamento inserito in un preciso contesto storico, con testimonianze di fatti e di accadimenti inerenti la vita terrena di Gesù. Ne consegue che un’interpretazione adeguata e corretta della vita di Gesù deve mantenere sempre un rapporto costante e critico con la sua figura storica, prendendo atto che la proclamazione del suo messaggio spirituale è inscindibilmente unito con la sua esperienza terrena.

Conclusione: La ricostruzione della vita di Gesù, riconoscibile attraverso la ricerca storico-critica, può fornirci solo un ritratto parziale e frammentario. Non ci può aiutare molto a capire la sua vera identità anche per la scarsità e l’insufficienza delle fonti storiche. La sola ricerca del “Gesù storico” non ci può aiutare a percepire la sua figura nella sua interezza. E’ attraverso i Vangeli che gli evangelisti ci hanno fatto conoscere il “Gesù terreno”, il vero e autentico Gesù nelle vesti di vero uomo e vero Dio.

Per un corretto approccio sulla figura di Gesù non si può prescindere, quindi, dal considerare la sua doppia identità, umana e divina, né si può disgiungere il “Gesù testimoniato dalla storia” dal “Cristo proclamato dalla Fede”: il kerygma si basa necessariamente sulla realtà storica dell’evento pasquale.

Condividi questo