Un divario insormontabile quello tra intelligenza artificiale e Intelligenza Umana: le macchine non sostituiranno l’uomo

Corriere di Ragusa Nazionale

Un divario insormontabile quello tra intelligenza artificiale e Intelligenza Umana: le macchine non sostituiranno l’uomo

L’intelligenza artificiale è stata creata in origine per progettare sistemi hardware pilotati da potenti e complessi programmi di software in grado di governare macchine capaci di fornire prestazioni strabilianti. Per questo motivo, ad un esame superficiale, queste macchine super potenti potrebbero apparire in grado di eguagliare caratteristiche e peculiarità della mente dell’uomo, o addirittura essere in grado di sostituirsi all’intelligenza umana. In realtà l’unica intelligenza che si può attribuire alle macchine è sostanzialmente l’intelligenza del suo programmatore.

Certamente grazie all’intelligenza artificiale l’uomo ha raggiunto traguardi impensabili fino a qualche decennio fa, non ultimo ad esempio, la creazione di “robot” dagli aspetti umanoidi che riescono a simulare il linguaggio umano e a rispondere correttamente a precise domande e a sollecitazioni esterne create dall’uomo. Sono strumenti tecnologici che vedendoli all’opera sembra che siano in grado di interloquire e di capire cosa gli diciamo. Alla base di queste macchine, però, sussistono solo parti inerti in grado di generare ‘segnali elettrici’ che a loro volta possono produrre altri ‘segnali elettrici’ o altre conseguenze fisiche come forza o movimenti, ma mai sensazioni o sentimenti. Si tratta solo di imitazioni, non c’è nessuna consapevolezza, non esiste alcuna auto-riflessione cosciente, nessun dispositivo del genere potrà mai avere coscienza di sé perché risponde in automatico ad un programma gestionale istruito da una persona che gli fa dire e fare solo quello per cui è stato programmato. La coscienza, infatti, non potrà mai essere sostituita da un algoritmo, ed è questo che fa la differenza tra un robot e un essere umano.

Oggi, giustamente, c’è un grande interesse attorno all’intelligenza artificiale, una potente tecnologia informatica, una immensa “intelligenza meccanica” creata dall’ intelligenza dell’uomo, che tenta di replicare le potenzialità della mente umana con l’intento teso al miglioramento della qualità della vita, in virtù dell’assistenza digitale, della innovazione nel campo della medicina, dello sviluppo e dell’automazione nel campo industriale, e così via. Se usata correttamente, con il giusto approccio etico e se guidata da un forte senso di responsabilità sociale, l’intelligenza artificiale sicuramente potrà apportare grandi e molteplici benefici all‘intera umanità, ma oggi non è possibile prevederne il futuro e in quale direzione potrà evolvere. E’ sicuro che l’intelligenza artificiale nei prossimi anni porterà a una nuova rivoluzione sociale, culturale e industriale.

In verità, dobbiamo affermare con forza e con la massima chiarezza che esiste un divario ed una differenza insormontabile tra intelligenza artificiale e Intelligenza Umana. Mentre la prima si fonda su un numero finito di componenti “inerti” creati dalla intelligenza dell’uomo che si possono montare e rimontare più volte mantenendo la stessa configurazione e la medesima ripetibilità funzionale, la seconda invece si fonda su componenti “vivi”, le cellule -le unità di base della vita- che non si possono né smontare né rimontare, perché non sono come le leve e gli ingranaggi di una macchina classica. Le cellule di un organismo vivente sono vive fin dalla nascita, sono in uno stato “dinamico”, in continuo cambiamento ed evoluzione. Esse, infatti, obbediscono agli ordini impartiti da un codice genetico che è alla base della vita, il Dna, e che interagisce continuamente e si adatta perfettamente ad ogni sollecitazione o situazione nuova proveniente dal mondo esterno.

Questa peculiare caratteristica consente agli esseri umani di diversificare la loro risposta ad ogni cambiamento di stato, di adattarsi repentinamente in ogni circostanza a situazioni nuove e improvvise, rendendoli alla fine capaci di affrontare liberamente situazioni imprevedibili anche in ambienti ostili. Al contrario degli esseri umani, dotati di coscienza e di libero arbitrio, i “robot” interagiscono con l’ambiente esterno in maniera standard tramite dei “sensori”, strumenti che gli consentono solo di modificare i propri programmi di funzionamento di fronte a determinate situazioni.

Bisogna mettere da parte l’idea assurda e dissennata che le macchine in un futuro potrebbero sostituire totalmente l’uomo, esse invece devono costituire solo un mezzo di integrazione, per aiutarlo a migliorare la sua vita soprattutto nel lavoro, e in tutte le attività sociali, culturali, di apprendimento e nella vita relazionale. Solo una persona prettamente materialista può pensare che la mente umana possa essere battuta da una macchina, e che sia solo una questione di potenza di calcolo, magari credendo di poterle affidare un ruolo decisionale. Risulta chiaro che nessuna “intelligenza artificiale” potrà mai emulare quel numero elevato di altre “Intelligenze Naturali” tipiche e peculiari dell’uomo, come la coscienza, il pensiero, la creatività, le emozioni, i sentimenti, la gioia, il dolore, le sensazioni, etc. Tutte situazioni e fenomeni che nessuna macchina potrà mai possedere e, quindi, ineguagliabili dalla robotica, un sistema artificiale basato unicamente su modelli matematici, su principi statistici, su componenti tecnici e meccanici, e su programmi creati dall’uomo.

Sono indubbi, in ogni caso, gli straordinari benefici apportati dall’intelligenza artificiale nei vari settori del nostro vivere quotidiano, dall’informazione all’apprendimento interattivo, dalla formazione all’automazione di processi ripetitivi nei vari processi industriali, nella scuola, nelle tecnologie ingegneristiche, nella ricerca scientifica, specialmente nella medicina per formulare diagnosi più accurate o per fornire “esperienze pratiche”, come la simulazione di un intervento chirurgico difficile o pericoloso da replicare nella vita reale. Tuttavia bisogna anche considerare la possibilità che l’abuso dell’intelligenza artificiale possa creare una sorta di “dipendenza tecnologica”, tale da ridurre il senso della “capacità critica” delle persone, che potrebbero trovarvi un comodo sostituto nel dialogo reciproco delle relazioni umane, arrecando danni collaterali alla propria salute se non si dovesse mantenere il giusto equilibrio tra vita reale e realtà virtuale.

C’è il rischio di lasciarsi sedurre dalla cultura dilagante del consumismo digitale e di sostituire relazioni vere e profonde con quelle virtuali, derivanti da messaggi suggestivi spesso basati su informazioni false. Per questo motivo da più parti viene ritenuta necessaria una regolamentazione a livello globale dell’intelligenza artificiale, perché ogni conquista tecnologica non è scevra da pericoli. Ciò richiede una riflessione che ponga al centro la persona che, oltre ad usufruirne dei vantaggi, venga tutelata dal subire conseguenze negative a motivo di possibili eccessi o usi inappropriati. Ad oggi, l’intelligenza artificiale ad alti livelli è gestita principalmente da pochi gruppi di ricercatori al servizio di grandi società multinazionali che potrebbero di già condizionarne in generale le politiche espansionistiche, il futuro e le varie opportunità. Considerato il suo frenetico sviluppo, non si può escludere una ‘diffusione allargata’ dell’intelligenza artificiale, per cui sarebbe bene capire e stabilire cosa sia lecito fare o meno, soprattutto per evitare di manipolare la mente umana, condizionando indirettamente la vita e la libertà delle persone.

I programmatori di software possono addestrare abilmente le loro macchine per far dire alcune cose e non altre, possono inserire nei robot “sensori” per metterli in contatto con il mondo esterno facendoli sembrare sempre più simili ad una persona, possono incoraggiare le persone a fidarsi ciecamente di tecnologie tali da sembrare intelligenti ma che invece possono essere soggette ad errori e a notevoli difetti. C’è il pericolo che l’intelligenza artificiale in mano a individui senza scrupoli, spinti dalla bramosia di potere e privi di una retta coscienza, possa essere utilizzata in modo incontrollato, facendone un uso inappropriato e non corretto, anziché usarla a fin di bene, per la crescita del genere umano e il progresso della società.

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