Finirà in procura e alla corte dei conti il caso degli straordinari a Modica

Corriere di Ragusa Attualità

Finirà in procura e alla corte dei conti il caso degli straordinari a Modica

Finirà all’attenzione della procura di Ragusa e della Corte dei conti il caso del lavoro straordinario svolto al comune di Modica da una decina di dipendenti nell’ultimo anno con oltre 700 ore liquidate, pari a circa 100.000 euro, oltre al compensativo che consente al dipendente con le ore in eccedenza di starsene a casa. L’esposto sarà presentato nei prossimi giorni, unitamente ad una corposa documentazione a base di delibere e determine di liquidazione, dall’ex amministratore e consigliere comunale Nino Gerratana, che non ha peraltro condiviso il nostro precedente articolo sulla vicenda, sostenendo che il caso in oggetto sia tutt’altro che falso. “Io ci metto la faccia e parlo con carte alla mano – ha affermato Gerratana – e se la matematica non è un’opinione, sono i numeri e le cifre, tutte nero su bianco, che rappresentano la veridicità di quanto sostengo. Gli stessi documenti che sto finendo di raccogliere in questi giorni per sottoporli all’attenzione degli organi preposti, unitamente all’esposto, affinché si faccia piena luce sull’effettiva necessità di tutte queste ore di straordinario autorizzate, peraltro, quasi sempre per le stesse persone, una decina di dipendenti tra tecnici, un autista e il capo di gabinetto”.

Gerratana sostiene quindi aver finora raccolto una quarantina di determine di liquidazione, nel triennio 2019-2021, con una media di 10.000 euro di straordinario liquidato a ciascun dipendente, con uno su tutti in particolare che spicca per numero di ore di straordinario lavorate, arrivando persino ad un picco di 90 ore in un mese ed oltre 500 ore per ciascun anno. Solo tra la fine del 2021 e l’anno in corso, l’ex amministratore e consigliere Gerratana ha calcolato oltre 700 ore di straordinario liquidate, compreso il compensativo, sempre ai circa 10 dipendenti “Che si rivelano essere particolarmente zelanti, stando ai numeri in mio possesso – dice Gerratana – con uno in particolare che sbaraglia tutti”. A scanso di equivoci e a beneficio soprattutto dei “leoncini” da tastiera che poi perdono tutto il loro furore dinanzi ad una querela, è bene precisare che non è chi scrive che aveva bollato come “falso” il caso degli straordinari, ma piuttosto uno dei dipendenti coinvolti nella vicenda, e al quale era stata fornita la doverosa opportunità di dire la sua. Nell’articolo in oggetto veniva quindi riportato il pensiero di questa persona, non di certo l’opinione di chi scrive, che, si precisa ancora per i più duri di comprendonio, si limita a riportare in maniera chiara ed imparziale i pensieri e le opinioni dei soggetti chiamati ad esprimerle, e che si assumono di conseguenza tutte le responsabilità delle loro dichiarazioni.

A voler cercare il pelo nell’uovo, chi scrive potrebbe al limite essere “rimproverato” di un uso eccessivamente parco del virgolettato, cui si sta ponendo rimedio con quest’altro articolo. Il dipendente in oggetto, contattato al telefono e che aveva preferito mantenere l’anonimato, aveva quindi dichiarato che “La media di 43 ore di lavoro straordinario al mese per complessive 500 ore circa in un anno si riferiscono a quelle svolte da 12 figure professionali, tra cui 10 tecnici, nella fattispecie geometri, 2 posizioni organizzative (ex dirigenti) e un amministrativo per espletare le complesse pratiche burocratiche di ricognizione e calcolo dei danni causati dal maltempo esattamente un anno fa sul territorio di Modica. Sono questi quindi i dati reali del “caso”, nei fatti inesistente – aveva dichiarato il dipendente comunale in oggetto – perché, secondo l’errata e superficiale interpretazione di una delibera, sarebbero stati attribuiti solo a me e ad un altro collega le suddette ore di lavoro straordinario. Nei fatti, invece, ma sarebbe bastato informarsi – aveva proseguito il dipendente – il documento in questione divulgato via social e non solo, altro non è che una integrazione alla originaria delibera di giunta da cui erano stati tagliati fuori, per mera dimenticanza, il mio nome e quello del collega. Quindi, ricapitolando – aveva concluso il dipendente – le circa 500 ore di lavoro straordinario svolte in un anno alla media di poco più di 40 ore al mese, non sono ascrivibili a 2 soli dipendenti, bensì a 12”.

Esattamente l’opposto di quanto sostiene Nino Gerratana, che rivendica giustamente il diritto di poter dire la sua anche su queste colonne. “Non ci sto a passare per uno che parla a vanvera – dice Gerratana – visto che affermo e continuo ad affermare la fondatezza dei dati in mio possesso, ribadendo che la delibera in oggetto si riferisce a 2 soli dipendenti. Ma è solo la punta di un iceberg, stando a quanto sto scoprendo giorno dopo giorno spulciando delibere e determine. Mi aspetto che gli organi preposti ai necessari controlli, a cui presenterò la documentazione con tanto di esposto, accertino la piena regolarità di tutte queste ore di lavoro straordinario autorizzate e liquidate nell’ultimo triennio, con una concentrazione esagerata nell’ultimo anno, sempre agli stessi dipendenti, con uno in particolare – conclude Gerratana – che ha maturato più ore di straordinario in assoluto rispetto a tutti gli altri”.

Tanto dunque si doveva da parte di chi scrive per una corretta esposizione dei fatti che tenga conto delle 2 “campane” (Gerratana da una parte e i dipendenti comunali dall’altra) come previsto dalla deontologia e dalla posizione super partes che ha sempre contraddistinto chi scrive, che, peraltro, ha a questo punto contattato per mero scrupolo anche ex amministratori o ex sindaci della passate legislature, andando a coprire un trentennio di storia politica modicana in cui, come dichiarato all’unanimità al telefono, “Non si ricorda a memoria d’uomo una simile mole di lavoro straordinario come quella che risulta negli ultimi anni a palazzo San Domenico, dove evidentemente chi ha autorizzato tutto ciò lo ha fatto con maglie piuttosto larghe, assumendosene tutte le responsabilità”. E anche di questo appunto va preso atto. Una cosa è finora certa: il caso, vero o “falso” che sia, è ben lungi dall’esaurirsi nella classica bolla di sapone.

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