La Corte di Cassazione ha annullato l’incandidabilità per 10 anni di Enzo Bianco

Corriere di Ragusa Sicilia

La Corte di Cassazione ha annullato l’incandidabilità per 10 anni di Enzo Bianco

“Sono davvero soddisfatto: le Sezioni Riunite della Corte di Cassazione hanno dato pienamente ragione al ricorso presentato dai miei legali in merito all’interdizione comminata dalla Corte dei Conti sulle vicende relative al bilancio del Comune di Catania. Lo hanno fatto senza rinvio, quindi sposando in pieno le nostre argomentazioni”. Lo afferma Enzo Bianco, leggendo la sentenza della Corte di Cassazione.

Il dispositivo ha “cassato senza rinvio la sentenza nella parte in cui dichiara, nei confronti di Bianco, la incandidabilità per 10 anni alle cariche di sindaco, di presidente di regione o provincia, di consigliere comunale, provinciale o regionale, del Parlamento e del Parlamento europeo, nonché il divieto di ricoprire la carica di assessore comunale, provinciale o regionale, né alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici, o di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni e organismi pubblici e privati”.

Le Sezioni Riunite della Suprema Corte di Cassazione hanno “chiarito che vi sia stato un travalicamento dei limiti esterni della giurisdizione della Corte del Conti, così come individuati dall’art. 133 c.g.c., per avere, nella specie, il giudice contabile dichiarato, nei confronti del ricorrente (cioè dello stesso Bianco), l’incandidabilità ed il divieto di ricoprire determinate cariche per un periodo di dieci anni”. In definitiva da parte della Corte dei Conti “vi è stata la chiara assunzione di un potere giurisdizionale non spettante al giudice contabile”.

Era stata lo scorso anno la sezione giurisdizionale d’Appello della Corte dei conti della Sicilia, accogliendo parzialmente il ricorso della Procura generale, a dichiarare Enzo Bianco incandidabile per 10 anni e imposto il divieto per lo stesso periodo a ricoprire cariche in enti vigilati o partecipati di enti pubblici. La sentenza era scaturita dalle indagini erariali avviate dalla procura di Catania, condotte dalla guardia di finanza, sul dissesto finanziario del Comune di Catania.

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