Hanno chiarito le loro posizioni i 3 fratelli imprenditori di Ispica arrestati dai carabinieri per sfruttamento del lavoro ed estorsione ai dipendenti

Corriere di Ragusa Cronaca

Hanno chiarito le loro posizioni i 3 fratelli imprenditori di Ispica arrestati dai carabinieri per sfruttamento del lavoro ed estorsione ai dipendenti

ISPICA – Hanno risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Ragusa, chiarendo le rispettive posizioni, i 3 fratelli imprenditori ispicesi finiti agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Free Work” condotta dai carabinieri. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia hanno dato spiegazioni su ogni punto in riferimento ai reati loro contestati. Il difensore ha quindi chiesto la revoca degli arresti domiciliari e il gip si è riservato di decidere. I tre titolari dell’azienda agricola di produzione di ortaggi con sede in territorio di Ispica sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di sfruttamento del lavoro, estorsione ai dipendenti e violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

A carico dell’azienda, i carabinieri di Ragusa e del nucleo tutela del lavoro hanno eseguito anche il sequestro preventivo per equivalente di una somma di quasi 850.000 euro. Già nel 2017 i titolari dell’azienda ispicese furono indagati per reati simili, ma poi prosciolti. L’azienda occupa circa 120 lavoratori.

LE INDAGINI DELL’OPERAZIONE “FREE WORK”
I braccianti delle serre stavolta si sono ribellati e hanno collaborato attivamente con le forze dell’ordine per far valere i loro diritti inviolabili e incastrare i loro datori di lavoro. 3 fratelli imprenditori agricoli sono stati arrestati dai carabinieri nell’ambito di una operazione contro il caporalato che ha portato anche al sequestro preventivo per equivalente di una somma pari a quasi 850.000 euro. I 3, sottoposti agli arresti domiciliari, risultano essere titolari di un’azienda agricola di produzione di ortaggi a Ispica e sono ritenuti responsabili dagli inquirenti, in concorso tra loro, di sfruttamento del lavoro, estorsione e violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

I reati sarebbero stati commessi ai danni di 16 lavoratori di origine ghanese e nigeriana. L’indagine, svolta tra ottobre 2022 e maggio 2023 dai militari dell’Arma e coordinata dalla procura di Ragusa, denominata “Free Work”, ha accertato che gli indagati avrebbero costretto i propri dipendenti, sotto minaccia di licenziamento, a condizioni lavorative inique, approfittando del loro stato di bisogno, corrispondendo una retribuzione di circa un quinto rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro in agricoltura (anche meno di 2 euro l’ora a fronte dei circa 8 euro previsti) e facendoli lavorare in violazione delle norme in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.

In particolare è stato riscontrato come i lavoratori non venissero muniti dei dispositivi di sicurezza previsti e fossero impiegati in impianti serricoli, nell’attività di irrorazione di fitofarmaci, tanto da determinare casi di intossicazione e di irritazioni cutanee e alle mucose. I braccianti svolgevano turni di lavoro estenuanti, sottoposti a sorveglianza a distanza e fatti dormire in tuguri per i quali veniva deliberatamente trattenuta una quota della retribuzione come corresponsione dell’affitto.

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