Dissidi per motivi personali: risponde al magistrato il presunto assassino del 23enne a Vittoria

Corriere di Ragusa Cronaca

Dissidi per motivi personali: risponde al magistrato il presunto assassino del 23enne a Vittoria

VITTORIA – Dissidi per motivi personali che nulla hanno a che vedere con droga o ambienti malavitosi: questo il sunto delle dichiarazioni rese al giudice per le indagini preliminari in sede di interrogatorio di garanzia dal presunto assassino del 23enne Giovanni Russo, freddato martedí sera sull’uscio di casa a Vittoria con 2 colpi di fucile alla testa. Il 29enne vittoriese che si era costituito dai carabinieri poche decine di minuti dopo il delitto, aveva dichiarato ai militari dell’Arma: “Sono io quello che state cercando “, e poi si era avvalso della facoltà di non rispondere dinanzi al sostituto procuratore di turno. Ora ha deciso di rispondere alle domande del magistrato, ponendo, come accennato, alla base dell’omicidio motivi personali legati ad un alterco con la vittima avvenuto qualche giorno prima.

Il 29enne è accusato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. La difesa ha chiesto la non convalida del fermo, visto che non c’è pericolo di fuga e considerato che il 29enne si è consegnato volontariamente ai carabinieri che lo stavano cercando. Inoltre la difesa ha contestato l’aggravate della premeditazione. Il gip si è riservato sulla richiesta di convalida del fermo e sulla misura cautelare.

LE FASI DELLE INDAGINI
“Sono io quello che state cercando”: sarebbero queste le parole pronunciate dal presunto assassino di un 23enne vittoriese incensurato quando, nella notte tra martedì e mercoledì, poche decine di minuti dopo l’omicidio, si è costituito ai carabinieri, che stavano dando luogo ad una caccia all’uomo. Poi il giovane si è trincerato dietro al più assoluto silenzio. Un intero quartiere si è allarmato, quando, a tarda sera, sono riecheggiati i colpi d’arma da fuoco nella quiete di una città semi deserta, in via Colledoro, a poca distanza dall’ospedale Guzzardi. L’assassino stava sparando in quel momento colpi di fucile sull’uscio di casa contro Giovanni Russo, centrandolo alla testa e uccidendolo sul colpo. Poi la fuga e la successiva decisione di consegnarsi ai militari dell’Arma da parte del presunto omicida: si tratta di un 29enne di Vittoria, pure lui incensurato.

Il giovane è stato quindi sottoposto a fermo d’indiziato di delitto con l’accusa di omicidio volontario e condotto nel carcere di via Di Vittorio a Ragusa, dove si trova rinchiuso in una cella, in attesa dell’interrogatorio di garanzia e della convalida del fermo. Intanto, come accennato, il 29enne si è avvalso della facoltà di non rispondere, preferendo fare scena muta dinanzi al sostituto procuratore di turno. Di conseguenza, si ignora il movente dell’omicidio che ha ancora una volta sconvolto la città, facendola ripiombare di botto nei tempi bui degli anni di piombo di oltre un trentennio fa. I 2 giovani erano vicini di casa, e quindi è logico ipotizzare che si conoscessero abbastanza bene. Il silenzio del presunto assassino non aiuta a capire il movente che l’ha spinto a recarsi in casa della vittima e a sparargli, colpendolo a morte alla testa.

CHI ERA GIOVANNI RUSSO
Giovanni Russo era un ragazzo tranquillo, lavorava come lavaggista. Pure il presunto omicida non ha mai avuto guai con la giustizia, almeno fino ad ora. Anche alla luce di queste circostanze gli inquirenti non confermano nulla circa la direzione delle indagini, compresa la pista dell’ipotetico regolamento di conti per questioni forse legate alla droga. Ma sia la vittima che il presunto assassino risulterebbero estranei a questo genere di affari, e forse il movente va cercato altrove. Il corpo di Giovanni Russo è stato portato via poco dopo la mezzanotte di martedì dalla scientifica, e si trova all’obitorio, in attesa dell’autopsia.

LE REAZIONI
Sul fatto di sangue interviene il senatore di Fratelli d’Italia Salvo Sallemi: “In commissione antimafia – dice – ho già sollevato il tema legato a una recrudescenza del crimine organizzato a Vittoria e i pericoli legati a tale situazione sul territorio. Tutte le istituzioni devono tenere la guardia alta e sono convinto che la comunità abbia gli anticorpi per reagire anche grazie all’azione dello Stato, che – conclude Sallemi – deve essere ferma e decisa”.

Condividi questo