Confermata condanna a imprenditrice del Ragusano per aver duplicato piante di pomodoro

Corriere di Ragusa Cronaca

Confermata condanna a imprenditrice del Ragusano per aver duplicato piante di pomodoro

RAGUSA – Confermata dalla Corte d’Appello di Catania la condanna ad un anno di reclusione, pena sospesa, e al pagamento di una multa di 15.000 euro a carico della titolare di una impresa agricola del Ragusano per il reato di fabbricazione e vendita di prodotti che violano i diritti di proprietà industriale. Lo rende noto l’Anti-infringement bureau for intellectual property rights on plant material (Aib), che aveva sollevato il caso con una segnalazione agli organi preposti al controllo.

Le indagini, svolte dai funzionari delle Fiamme Gialle, avevano evidenziato la presenza in 4 differenti serre di piante di pomodoro riprodotte illegalmente, la cui conformità genetica alla varietà protetta era stata stabilita da un test genetico svolto dal laboratorio del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria, istituzione del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

La titolare dell’azienda agricola era stata condannata dal Tribunale di Ragusa in primo grado. Lo scorso settembre state sequestrate e distrutte 5.000 piantine di pomodorino di una varietà registrata e soggetta a privativa dell’Unione Europea, nella titolarità di un noto produttore olandese. La titolare dell’azienda agricola iblea aveva regolarmente acquistato dal produttore olandese 5.000 piantine, mentre le altre 5.000, come accertato dagli organi preposti, erano invece il frutto di una duplicazione illecita.

Il sequestro era avvenuto a seguito dell’ispezione congiunta dei funzionari dell’Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi presso il Ministero per l’Agricoltura) e degli ufficiali del Corpo Forestale della Regione Siciliana, che, dopo aver individuato il lotto irregolare, avevano trasmesso la notizia di reato alla procura di Ragusa, che, dopo aver convalidato il sequestro, aveva iscritto l’imprenditrice nel registro degli indagati per il reato di fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale.

L’indagata si sarebbe difesa sostenendo di avere agito in buona fede, senza avere consapevolezza della gravità del reato e con l’unico fine di assicurare a sé ed alla sua famiglia il pomodoro sufficiente alla produzione di salsa per uso domestico. Il pubblico ministero, dopo la distruzione delle piante ottenute dall’attività di duplicazione illecita, e previo dissequestro della serra, aveva chiesto al magistrato di archiviare il caso per particolare tenuità.

Le 5.000 piantine irregolari, se non sequestrate e distrutte, avrebbero prodotto circa 15 tonnellate di prodotto, da cui avrebbero potuto essere ricavate circa 3.000 bottiglie di salsa. Un po’ troppo, secondo la controparte, per dar credito alla tesi dell’uso familiare. Il giudice del tribunale di Ragusa aveva comunque accolto la tesi della pubblica accusa perché, pur sussistendo il reato, il fatto che l’indagata sia incensurata e l’impossibilità di stimare l’entità del danno per il produttore, avevano fatto sì che ad esso possa applicarsi la dichiarazione di particolare tenuità.

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