Corriere di Ragusa Sicilia

Ex Province, all’Ars l’allarme dei dirigenti. La deputata M5S Martina Ardizzone: “Non ci sono fondi a sufficienza, sono destinate a fallire”

PALERMO – “E’ inutile fare giri di parole, la situazione economica delle ex province, è tragica in termini di risorse e personale. Così sono destinate a fallire, a prescindere dalla riforma in itinere che, col costo delle poltrone dell’organo politico, non farà altro che peggiorare la situazione”. Lo afferma la deputata M5S Martina Ardizzone, componente della commissione Affari istituzionali dell’Ars, a margine della seduta della commissione Bilancio dove, anche su sua richiesta, sono stati ascoltati i ragionieri generali e della provincia metropolitana di Palermo e del libero consorzio di Caltanissetta.

”Il grido di allarme che, numeri alla mano hanno lanciato i dirigenti – dice Ardizzone – non può rimanere inascoltato. I trasferimenti statali non solo sono diminuiti nel corso degli anni, ma le risorse sono andate progressivamente in rosso a causa del prelievo forzoso imposto dalla legge di stabilità negli ultimi anni. In partica, se le ex province stanno ancora in piedi, lo si deve alle economie di bilancio. Ma è chiaro che così non si può andare avanti, anche perché non c’è il personale per farlo: mancano soprattutto i dirigenti e i tecnici per portare a compimento i progetti relativi ai finanziamenti extraregionali. A Caltanissetta negli ultimi 8 anni i dipendenti sono passati da 600 a 180, con solo due dirigenti in servizio. A Palermo il personale in servizio è solo di 500 unità a fronte dei 1600 dipendenti del 2015”.

“Alla luce di tutto questo – aggiunge il vicepresidente M5S dell’Ars Nuccio Di Paola, componete della commissione Bilancio – è ovvio che la riforma in itinere non farà altro che peggiorare la situazione a causa del costo dell’organo politico, che inevitabilmente finirà col gravare su bilanci così disastrati. La priorità dovrebbe essere quella di erogare servizi efficienti ai cittadini, che oggi, come è sotto gli occhi di tutti, sono sempre più precari”.

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