Premio “Pio La Torre” assegnato a Bologna alla memoria a Douda Diane, l’ivoriano scomparso

Corriere di Ragusa Attualità

Premio “Pio La Torre” assegnato a Bologna alla memoria a Douda Diane, l’ivoriano scomparso

RAGUSA – Il premio “Pio La Torre” è stato assegnato alla memoria a Douda Diane, il lavoratore della Costa D’Avorio sparito il 2 luglio 2022 ad Acate e di cui da allora non si hanno più notizie. La candidatura è stata proposta dalla Cgil di Ragusa e accolta dalla commissione del premio. Promosso da Avviso Pubblico, Cgil nazionale e Federazione nazionale della Stampa italiana, il premio vuole valorizzare, con riconoscimenti e menzioni speciali, casi ritenuti di alto valore civile e politico aventi come protagonisti sindacalisti, amministratori locali, dipendenti pubblici e giornalisti che, svolgendo la loro attività, si sono particolarmente distinti nella difesa della democrazia, nella prevenzione e nel contrasto alle mafie, alla corruzione, all’illegalità.

A ritirare il premio il segretario generale della Cgil di Ragusa Peppe Scifo, nella Sala Armi di Palazzo Malvezzi a Bologna. Alla consegna del premio Peppe Scifo ha denunciato il fatto che dopo la manifestazione di Acate del 1* Maggio, alla presenza di Don Ciotti, e dedicata a Douda Diane, si registra un muro di silenzio.

La cerimonia di assegnazione ha registrato i saluti di Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, e gli interventi di Pierpaolo Romani, Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico; Emilio Miceli e Mattia Motta, giornalista e Consigliere Nazionale Fnsi. Ha presieduto l’evento Stefania Pellegrini, professoressa ordinaria e Direttrice del Master “Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscate alle mafie” dell’Università di Bologna e componente della giuria.

Per Peppe Scifo “La candidatura simbolica di Daouda al premio deve contribuire a non spegnere i riflettori sulla ricerca della verità per Daouda, per non abbassare la guardia nella lotta contro lo sfruttamento lavorativo e la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro”.

L’origine e lo spirito del Premio “Pio La Torre”
Il 13 settembre del 1982, a pochi mesi dall’assassinio del parlamentare comunista, venne pubblicata in Gazzetta Ufficiale la norma che consenti alla Procura di Palermo di istruire il maxi processo a Cosa Nostra. A Falcone e Borsellino, grazie alla norma che istituì il reato di associazione di stampo mafioso, vennero forniti gli strumenti per portare alla sbarra i capi mafia, anche quelli che non avevano direttamente commesso assassinii.

A individuare la forma giuridica di quel reato fu Pio La Torre, sindacalista e poi politico palermitano, che in carcere finì per aver capeggiato, lui dirigente della Cgil, i braccianti che occuparono i latifondi incolti, era il marzo del 1950 e vi rimase fino all’agosto del 51. Dice ancora il responsabile Legalità della confederazione di Corso di Italia: “Il Premio è intitolato a Pio La Torre non a caso, è stata una delle personalità tra le più ostinate a difendere i lavoratori che il panorama politico sindacale abbia conosciuto. Un premio dedicato alla legalità e alla difesa dei diritti di chi lavora non può che essere intitolato a La Torre”.

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