Dopo la maturità uno studente su 3 non sa quale strada intraprendere per il proprio futuro secondo l’indagine di Skuola.net

Corriere di Ragusa Nazionale

Dopo la maturità uno studente su 3 non sa quale strada intraprendere per il proprio futuro secondo l’indagine di Skuola.net

Dopo la maturità uno studente su 3 non sa quale strada intraprendere nel proprio futuro. A evidenziarlo è la seconda edizione dell’osservatorio “Giovani e Orientamento”, un’indagine condotta da Skuola.net in collaborazione con Gi Group – prima agenzia per il lavoro a capitale italiano – su un campione di 3.000 ragazze e ragazzi delle scuole secondarie superiori, tra cui 1.000 maturandi intercettati nel corso degli esami di Stato. Solo un maturando su 5 sostiene di sapere perfettamente cosa fare mentre la restante metà del campione (46%), pur avendo in mente delle opzioni di scelta, ha ancora qualche incertezza su come muoversi. In un contesto del genere, non è escluso che si finisca per sbagliare strada e, talvolta, di andare a ingrossare la già troppo corposa schiera dei Neet: quasi 6 su 10 già oggi temono di entrare a far parte di quei “giovani che non studiano né lavorano”. Il problema principale? Le attività di orientamento.

Oltre che scarse quantitativamente, sono giudicate anche qualitativamente poco efficaci. Tra gli studenti che hanno avuto la fortuna di svolgerle, ben oltre la metà (59%) si sente di bocciarle: il 42% le ha trovate poco utili, mentre il 17% le stronca senza appello. Il motivo? Un approccio eccessivamente teorico all’argomento che le rende noiose (così per il 57% degli scontenti) e un tendenziale distacco dalla realtà (per il 32%).

Ci si concentra ancora solo sull’università. Oltre 3 studenti su 4 (76%) hanno ascoltato soprattutto “televendite” di atenei e corsi di laurea. Al contrario, di percorsi formativo-professionali post-diploma ne ha sentito parlare solo il 28%. Meno di uno su 4 ha ricevuto una panoramica sugli Its, gli Istituti Tecnologici Superiori (24%), su concorsi e selezioni nel settore pubblico o privato (23%) o sui passaggi principali per “fare impresa” (20%). Una sparuta minoranza (14%) ha sentito parlare dei percorsi Its, che in meno di un anno preparano ad alcune tra le professioni più richieste e ricercate dal mondo del lavoro. Forse per questo, almeno sulla carta, i neodiplomati sembrano essere intenzionati ad aspirare in massa al titolo accademico. Almeno fra le ragazze questa pare essere una scelta quasi obbligata: il 74% delle maturande, nel campione intervistato, punta alla laurea; tra i maturandi ci si ferma al 46%. Ciò significa che, se le statistiche non mentono, molti di loro rischiano seriamente di rimanere delusi, visto che in Italia la quota di giovani laureati stenta a superare il 30% della popolazione di riferimento.

Diversamente, i maschi si dimostrano più aperti verso le alternative all’università: le percentuali di coloro che sono intenzionati a entrare subito nel mondo del lavoro oppure a provare la via del pubblico impiego (Forze armate e di Polizia incluse) o a frequentare un corso tipo Its/Ifts sono doppie rispetto a quanto registrato tra le coetanee. Non mancano però quelli – sono 1 su 5 tra i ragazzi e 1 su 10 tra le ragazze – che probabilmente si fermeranno per un anno oppure tenteranno la fortuna all’estero. Che, dunque, serva – e ci sarà il prossimo anno – una profonda riforma delle attività di orientamento, a cui tutti possono avere accesso, sembra cosa ovvia. Sperando che, all’atto pratico, le nuove figure dei docenti orientatori facciano tesoro dei suggerimenti degli stessi ragazzi. Perché questi ultimi qualche idea per cambiare le cose ce l’hanno già. Loro, infatti, vorrebbero “sporcarsi le mani”, entrare di più nel vivo del mondo del lavoro già negli anni della scuola: stage e tirocini formativi, più concreti dei Pcto che si svolgono oggi, sono la priorità per un terzo degli alunni delle superiori (31%).

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