Corriere di Ragusa Sicilia

Pronto soccorso siciliani: “Bisogna liberarli subito dai codici bianchi e verdi che li intasano”

PALERMO – Liberare i pronto soccorso da codici bianchi e verdi che li ingolfano, paralizzando l’attività dei medici e costringendo l’utenza ad attese lunghissime; umanizzare il rapporto con il paziente, migliorando la comunicazione con i medici ed evitando i lunghi stazionamenti nei corridoi dei cittadini in attesa di ricovero o visita, predisponendo per questi sale e sistemi di monitoraggio adeguati. Sono queste alcune delle proposte avanzate oggi all’Ars nel corso della sottocommissione speciale sui pronto soccorso coordinata dal deputato Antonio De Luca. Dopo aver audito nei giorni scorsi i sindacati, la sottocommissione ha ascoltato oggi rappresentanti della società civile. Sono stati auditi l’avvocato Pier Francesco Rizza, presidente della conferenza dei comitati consultivi della aziende sanitarie della Regione Siciliana e il dottor Pier Emilio Vasta, coordinatore regionale delle rete civica Salute.

“Stiamo costruendo – dice Antonio De Luca – un pacchetto di proposte da presentare al governo alla fine dei lavori. Dire che la situazione è drammatica è quasi un eufemismo: carenza di medici, attese infinite, aggressioni al personale sanitario non sono che la punta di un iceberg di un sistema ormai al collasso. Bisogna correre ai ripari e bisogna farlo al più presto. Con l’aiuto di tutti gli operatori del settore e degli stessi pazienti stiamo cercando di costruire un pacchetto di proposte che diano risposte ad alcuni dei problemi. Bisogna trovare soluzioni alla carenza drammatica di personale, incentivando i medici, ricorrendo anche all’impiego di specializzandi sotto la guida di tutor, a speciali interpelli per i medici che intendono spendersi negli ospedali di comunità che quando verranno realizzate dovrebbero fare da filtro ai pronto soccorso. Di certo c’è che l’accesso alle aree di emergenza dei codici bianchi e verdi va modificato e limitato, anche potenziando la medicina del territorio e coinvolgendo i medici di famiglia”.

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