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Il malessere degli operatori socio sanitari della provincia di Ragusa: una lettera aperta per denunciare cosa non va

RAGUSA – Il malessere degli operatori socio sanitari della provincia di Ragusa è tangibile: alcuni di loro hanno redatto una lettera aperta che proponiamo integralmente per descrivere la loro difficile situazione lavorativa. “Sanita siciliana ridotta all’osso per carenze negli organici ma Regione e Asl “dimenticano” le tante professionalità che attendono di poter rientrare nella loro terra e, con procedure al limite dell’incostituzionalità, prendono in considerazione altri parametri rispetto al merito e al superamento dei concorsi”, si legge nella missiva.

“In questa trovando sponda anche nelle organizzazioni sindacali che abbandonano al loro destino i lavoratori che, pur di poter firmare un contratto senza il cappio del precariato, hanno iniziato a prestare servizio fuori regione. La stessa aspirazione la coltivano tutti coloro che già lavorano nel settore privato o sono ancora disoccupati e si trovano regolarmente in graduatoria”, prosegue la lettera.

La denuncia è di un gruppo di operatori socio sanitari, che, pur risultando vincitori di concorsi regolarmente banditi, rischiano di vedersi preferire precari che si trovano davanti la corsia preferenziale delle assunzioni per il piano covid. In Sicilia ci sono anche aziende ospedaliere che hanno emesso il fabbisogno, prevedendo solo stabilizzazioni (anche dei cococo e del personale delle cooperative) ma non prevedendo assunzioni da concorso.

“Assumere solo precari senza i bandi per la mobilità o dimenticando in un cassetto le graduatorie dei concorsi già banditi ed espletati – si legge nel documento – suona come una beffa per quelle famiglie e quei professionisti che vivono il disagio del lavoro a centinaia di chilometri da casa o che attendono di poter iniziare a lavorare e che si sono sottoposti alle prove e alle selezioni previste dai concorsi. La stabilizzazione sarebbe, tra l’altro concessa, anche a quegli operatori che, pur assunti durante il periodo del covid, hanno lavorato in reparti non covid.

Il governo regionale – denunciano – con l’appoggio dei sindacati ha emesso una direttiva che sospende tutti i concorsi e le mobilità, anche quelli in atto e non conclusi seppur con graduatoria definitiva. Questa scelta è palesemente incostituzionale perché viola l’articolo 97 della Costituzione e l’articolo 63 del nuovo contratto pubblico del comparto Sanita che obbliga tutte le aziende sanitarie a bandire bandi di mobilita extraregionale ogni anno.

Circa un mese fa, in Sicilia si è completato dopo 20 anni dall’istituzione della figura dell’operatore socio sanitario, il primo concorso con una graduatoria di 1068 persone pubblicata lo scorso 5 aprile anche se non ancora recepita con apposito decreto dall’Asp di Catania, capofila del bacino orientale della Sicilia. Il concorso è stato espletato, la graduatoria completata e ora si attende solo la proclamazione dei vincitori. «Con gente che attende di avvicinarsi ai propri cari, escludere dalla possibilità di lavorare chi ha diritto alla mobilità o chi risulta vincitore di un concorso non è accettabile ed è ancora meno accettabile che i sindacati abbandoni al loro destino questi lavoratori», pur ritenendo giusto che anche i precari vedano riconosciuti i loro diritti.

Sulla grave crisi del personale sanitario in Sicilia, il gruppo parlamentare del Pd all’Ars ha presentato un disegno di legge che è stato illustrato in Aula dal deputato Giovanni Burtone. Prevede, tra l’altro, l’utilizzo degli specializzandi anche negli ospedali del territorio e non soltanto nei policlinici universitari; la possibilità di creare con legge i dipartimenti interaziendali; la possibilità – conclude la lettera – per tutte le aziende di utilizzare le graduatorie e gli idonei dei concorsi banditi da altre aziende per procedere immediatamente alle assunzioni.

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