2 donazioni d’organi all’ospedale Cannizzaro: c’è quella di Larissa

Corriere di Ragusa Sicilia

2 donazioni d’organi all’ospedale Cannizzaro: c’è quella di Larissa

2 donazioni di organi in un mese all’ospedale Cannizzaro di Catania, compresa quella della 30enne infermiera Larissa Venezia, che lavorava al Guzzardi di Vittoria e morta in un incidente stradale assieme al suo ragazzo Diego Lauria, di Acate, pure lui infermiere all’ospedale vittoriese. La giovane, originaria di Piazza Armerina, aveva espresso la volontà di donare gli organi. Grazie a lei vivranno almeno altre 4 persone con il suo cuore, il suo fegato, i suoi reni e le sue cornee.

L’ULTIMO SALUTO A DIEGO E LARISSA
Uniti nella vita e nella morte, con 2 comunità che li piangono in altrettanti funerali distanti 60 chilometri ma uniti da un profondo dolore comune, da una commozione generale per una tragedia impossibile da mandare giù. Diego Lauria e la sua Larissa Venezia, i giovani infermieri dell’ospedale Guzzardi di Vittoria stroncati da un terribile quanto fatale incidente della strada, non ci sono più nella vita terrena, ma continueranno a vivere nel ricordo di chi li ha voluti bene e continuerà ad amarli per sempre. La moto in sella alla quale viaggiavano si era scontrata con una Panda sulla Noto Rosolini. Un violentissimo scontro che non aveva concesso scampo a Diego, che guidava la moto, mentre Larissa se n’era andata qualche giorno dopo, attaccata alle macchine della rianimazione dell’ospedale di Catania con le quali fino all’ultimo i medici hanno tentato di tenerla in vita.

L’estremo saluto a Diego è stato rivolto dall’intera comunità di Acate nella Matrice iblea dal parroco don Mario Cascone, mentre i funerali di Larissa sono stati celebrati nella Basilica Cattedrale di Piazza Armerina, sua città d’origine, dedicata a Maria Santissima delle Vittorie, dal vescovo originario di Modica don Rosario Gisana.

La giovane coppia viveva ad Acate, poco distante dall’ospedale Guzzardi di Vittoria, dove Diego lavorava al pronto soccorso, mentre Larissa faceva l’infermiera in pediatria. “Il dolore delle famiglie non può essere spiegato né attutito dalle parole – ha detto nella sua omelia don Mario Cascone – servono il silenzio, la vicinanza, l’affetto. Possiamo solo constatare la nostra impotenza. Possiamo solo prendere atto di queste tragedie ed avere fede, non ci sono altre risposte. Il fatto che non possiamo dimenticare questi nostri fratelli – ha concluso – è un indizio della loro certa Resurrezione”.

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