Ormai il trucchetto è vecchio come il cucco: se non ci si inventa il classico “colpo di teatro” ogni anno per “pepare” il Festival di San Remo con polemiche e dibatti che sembrano surclassare e mettere in secondo piano la canzone italiana, che dovrebbe essere invece la protagonista della kermesse canora, non si fa davvero sul serio. E così per questo 2023 è stato un cosiddetto “cantante” a cimentarsi in una sorta di Attila sul palco, distruggendo tutti i fiori e combinando un casino. Cosa che, in verità, gli è riuscita meglio che cantare. Le nostre orecchie ringraziano, ma non altrettanto i nostri occhi, costretti a vedere scene patetiche che sarebbero dovute terminare, almeno, in una cacciata plateale con 5 anni di divieto di ritorno. Così non è stato e il tizio, dopo aver tentato goffamente do spiegare di aver spaccato tutto per un problema tecnico (non sentiva la sua voce di ritorno nell’auricolare), ha poi presentato il giorno dopo le sue scuse a tutti, con tanto di lacrime di circostanza. A questo si è davvero ridotto San Remo? La qualità delle canzoni in gara lo fa supporre, dal momento che tra i primi 14 cantanti in gara se ne salvano appena un paio, mentre gli altri galleggiano tra il mediocre e la sufficienza.
Un plauso va alla Ferragni, che, oltre ad aver fatto guadagnare 500.000 followers in 10 minuti ad Amadeus con il suo account Instagram nuovo di zecca apertogli proprio dalla influencer, ha affrontato con sufficiente piglio e con insospettabile credibilità tematiche scottanti come la scarsa considerazione che certi uomini hanno delle donne, spesso vittime di abusi e violenze, il body shaming, gli odiatori seriali alias leoncini da tastiera che quando vengono querelati diventano mansueti agnellini eccetera eccetera. Ecco, la Ferragni, magari un po’ impacciata come copresentatrice, è stata forse la vera sorpresa in positivo della prima serata del festival e del festival un generale, molto più delle canzoni in gara. Almeno finora.