L’Ast ferma le corse urbane dei bus dal 1° marzo a Ragusa, Modica e Scicli

Corriere di Ragusa Attualità

L’Ast ferma le corse urbane dei bus dal 1° marzo a Ragusa, Modica e Scicli

All’Ast i conti non quadrano e la prima conseguenza è lo stop ai bus urbani in 14 comuni, tra cui Ragusa, Modica, Scicli e Chiaramonte Gulfi, che, dal prossimo primo marzo, resteranno senza collegamenti urbani. Fermate deserte anche in grossi centri come Siracusa, Gela e Milazzo. L’azienda versa in una grave situazione di crisi di impresa e criticità finanziaria, e così il Cda ha deliberato di ridurre l’impegno produttivo ove si registrano elevati costi di produzione e bassi ricavi di traffico. Una comunicazione in tal senso è giunta ai sindaci di Siracusa, Ragusa, Acireale, Augusta, Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, Caltagirone, Chiaramonte Gulfi, Carlentini, Gela, Lentini, Modica, Paternò e Scicli. In pratica dal primo marzo l’Ast ferma i bus che assicurano i collegamenti all’interno delle città. Vanno avanti tutte le altre corse che collegano le città fra loro.

Secondo le stime dell’azienda, questi bus interni registrano perdite per mezzo milione al mese. Che pesano come macigni su una azienda che qualche settimana fa ha certificato alle Regione di avere debiti per oltre 70 milioni (ma 2 bilanci non approvati potrebbero far lievitare la cifra a 91). Il presidente della Regione Renato Schifani ha detto di essere contrario alla ricapitalizzazione chiesta dai vertici di Ast per salvare l’azienda: la Regione dovrebbe versare non meno di 50 milioni (e sperare nel recupero di qualche credito) per sistemare i bilanci ma poi, nel 2024, dovrebbe ugualmente mettere in gara d’appalto le concessioni di Ast perché una direttiva europea lo impone. Da qui i dubbi di Schifani che ha invece in mente una operazione finanziaria che scorporerebbe Ast in una bad company che andrebbe in procedura fallimentare e una newco che, sul modello Alitalia, si metterebbe sul mercato con una struttura più agile. Scenario che inevitabilmente impedisce il transito di tutti gli attuali 864 dipendenti: molti finirebbero difatti in cassa integrazione.

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