Corriere di Ragusa Sicilia

Migranti come carne da macello: “Se c’è un’avaria, sbarazzatevi di loro in mare”

Se ci fossero stati problemi, come un’avaria al motore, gli scafisti avrebbero potuto «sbarazzarsi dei migranti in alto mare». Era l’indicazione data dagli organizzatori agli scafisti che partivano dalla costa meridionale della Sicilia per prendere migranti in Tunisia e portarli nell’isola. È quanto emerge da intercettazioni agli atti dell’inchiesta Mare aperto della Procura di Caltanissetta su indagini della squadra mobile della questura nissena. Nel corso dell’indagine è stato possibile ricostruire la presunta organizzazione di più viaggi organizzati dalla Tunisia alle coste italiane. Il 26 luglio 2020, in uno dei viaggi pianificati dagli indagati, un’imbarcazione sarebbe partita dal porto di Licata in direzione delle coste tunisine proprio al fine di prelevare il carico di esseri umani per condurli in Italia. Solo l’avaria di entrambi i motori ha impedito la conclusione del viaggio: dal natante rimasto alla deriva in «mare aperto» nasce il nome dell’operazione. Grazie alla stretta collaborazione della Capitaneria di Porto di Porto Empedocle e del Reparto operativo aeronavale della guardia di finanza di Mazara del Vallo, è stato possibile individuare l’imbarcazione durante le fasi di rientro dalle coste tunisine, identificando così gli scafisti facenti parte dell’organizzazione criminale. In particolar modo il natante è stato rintracciato di fronte alle coste di Mazara del Vallo. Le indagini hanno dunque permesso di far emergere la determinazione, da parte degli scafisti, di sbarazzarsi dei migranti in alto mare qualora necessario, ovvero in caso di avaria dei motori. A Niscemi c’era la base operativa dell’organizzazione, mentre 2 tunisini gestivano le casse a Scicli. 5 italiani curavano gli aspetti logistici, come l’ospitalità dopo lo sbarco in Sicilia ed il trasferimento degli scafisti dalla stazione dei pullman alla base operativa, mentre altri 4 tunisini avevano il ruolo di “connection man” con l’incarico, in madrepatria, di raccogliere il denaro dei migranti che volevano raggiungere l’Europa. 8 arresti sono stati eseguiti nel Calatino e uno nel Ragusano.

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