L’influenza “Australiana” ha già costretto più di un milione di italiani a letto. Nella sua forma più acuta può causare danni abbastanza seri

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L’influenza “Australiana” ha già costretto più di un milione di italiani a letto. Nella sua forma più acuta può causare danni abbastanza seri

Normalmente occorre una settimana per vederne sfumare gli effetti: a letto o meno, ma comunque a casa, l’influenza, che quest’anno si chiama H3N2 e porta il nome più riconoscibile di “Australiana”, ha già costretto più di un milione di italiani a letto. Ma non è sempre così “semplice”, perché per alcune persone il cui organismo è compromesso da altre patologie, o in alcune situazioni, l’influenza può fare danni ben più seri. E richiedere pure un ricovero in ospedale. Si tratta di un virus, quello influenzale, che In Italia rappresenta ancora oggi la terza causa di morte per malattia infettiva, preceduta solo da Aids e tubercolosi. Quest’anno sono attesi 15 milioni di casi di sindrome influenzale (numero che è andato lievitando nel tempo). Ogni anno, circa 8mila decessi possono essere direttamente correlati con l’infezione da influenza: di questi il 90% interessa gli ultra 65enni. Un altro dato che fa riflettere arriva proprio dal 2024: nella 17esima settimana, quella compresa dal 22 al 28 aprile scorsi, i decessi sono stati 297. Vediamo quali sono le persone più a rischio di malattia grave e le situazioni che possono facilitarla.

Sono i bambini piccoli e gli anziani a sperimentare più ricoveri ospedalieri per influenza, questo perché il loro sistema immunitario è meno robusto rispetto a quello dei bambini più grandi o degli adulti più giovani. In sostanza vuol dire che sono meno in grado di difendersi dall’infezione. Premesso che esistono 2 tipi di virus influenzali che possono causare danni ogni stagione, ossia il tipo A e il tipo B, i tassi di ospedalizzazione più elevati dal 2010 ad oggi si sono verificati durante le stagioni influenzali in cui predominavano i virus influenzali di tipo A. E questo, secondo il Cdc, sarebbe determinato dal fatto che “gli anziani tendono a esserne maggiormente colpiti”. In questo caso ci si riferisce soprattutto ad alcuni giovanissimi pazienti con condizioni neurologiche come epilessia, paralisi cerebrale e ADHD, che possono avere problemi con la funzionalità muscolare e polmonare, nonché difficoltà a tossire o a eliminare i fluidi dalle vie aeree. E tutto ciò non può che rendere ancora più forti i sintomi dell’influenza o portare alla polmonite.

Le malattie polmonari sono un classico veicolo di malattia influenzale grave. E, proprio l’influenza può scatenare attacchi d’asma nei bambini affetti da questa patologia, che provoca un’infiammazione cronica delle vie aeree. Può anche portare a polmonite e altri problemi respiratori che possono richiedere il ricovero ospedaliero. Inoltre, nelle persone adulte con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), e che hanno una risposta immunitaria compromessa, il corpo può avere più difficoltà a superare un attacco di influenza. Un’infezione può anche infiammare ulteriormente le vie aeree, rendendo ancora più difficile la respirazione. Poi c’è la gravidanza. Il dato è eloquente: circa il 30% delle donne in età riproduttiva ricoverate in ospedale per influenza durante le 13 stagioni influenzali esaminate dal Cdc erano incinte. Il motivo va ricercato nel fatto che, cosa dimostrata da alcuni studi, gli ormoni della gravidanza sopprimono il sistema immunitario, facendo aggravare la malattia e determinando di conseguenza tassi di ospedalizzazione più elevati. Oltre a ciò, un’infezione influenzale durante la gravidanza comporta anche alcuni rischi per il feto.

Non si fanno distinzioni: sia per i bambini che per gli adulti, l’obesità è un fattore di rischio per gravi malattie influenzali. Ciò per diversi motivi. Ad esempio, come ha spiegato William Schaffner, specialista in malattie infettive al Vanderbilt University Medical Center, “il sovrappeso può rendere più difficile fare i respiri profondi necessari per liberare i polmoni da un’infezione”. Ma l’obesità è spesso associata anche ad altre malattie metaboliche, come diabete e ipertensione. Nei pazienti con diabete, un attacco di influenza può rendere più difficile il controllo dei livelli di zucchero nel sangue. E si pensa che alti livelli di glucosio influiscano sulla funzionalità dei globuli bianchi, peggiorando le infezioni e prolungando i tempi di recupero. Una buona parte di pazienti con influenza soffre anche di malattie cardiache. Per la precisione circa la metà degli adulti. E, secondo il Cdc, chi soffre di patologie cardiovascolari tende ad essere adulto più anziano, con sistemi immunitari meno robusti e tollera meno lo stress dell’infezione stessa.

Senza contare che gli studi hanno dimostrato che, sempre in queste persone, l’influenza aumenta il rischio di tachicardia, visto che la febbre alza la frequenza del battito, generando stress per la parete del cuore. Ma contano anche la possibile carenza di ossigeno, il rilascio di citochine (sostanze che inducono proprio l’infiammazione) l’eccessiva risposta del sistema nervoso simpatico e il conseguente “stress” che si riflette anche sulla muscolatura delle arterie. Di conseguenza, se si è formata una placca lungo un’arteria coronarica può diventare più “instabile” e rompersi. Le sostanze che la compongono, come grassi o materiale che si libera, e quanto avviene per rimarginare la “ferita” sulla parete arteriosa, possono portare a una trombosi, con occlusione del vaso stesso e comparsa dell’ischemia. Ma non è tutto. Può accadere che il virus dell’influenza si sviluppi in aree esterne all’apparato respiratorio, come appunto le cellule cardiache. E questo può portare ad una miocardite, nonché dare origine a scompenso cardiaco e ad aritmie.

Nelle 2 stagioni influenzali più recenti, un quarto dei pazienti di età compresa tra 18 e 49 anni ricoverati negli ospedali americani per influenza, soffriva di pressione alta. Ad avere questo problema erano circa i tre quarti dei pazienti over 65. La pressione alta può irrigidire o danneggiare le arterie, mettendo a dura prova il sistema circolatorio. Per chi è iperteso, un’infezione influenzale può mettere a dura prova il cuore ancora di più. È stato dimostrato che i vaccini antinfluenzali riducono significativamente il rischio di ospedalizzazione nei bambini e negli adulti. Un’analisi recente ha rilevato che quest’anno la vaccinazione ha ridotto il tasso di ospedalizzazione del 34,5% in cinque Paesi dell’emisfero australe, dove la stagione influenzale inizia prima: Argentina, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay. Eppure la vaccinazione antinfluenzale fatica a convincere gli italiani. E non solo. Tuttavia, anche anche se si è vaccinati, è importante fare attenzione ai sintomi che potrebbero richiedere cure mediche, come difficoltà respiratorie e dolore al petto. Gli esperti raccomandano anche di cercare assistenza se si hanno hai altri sintomi influenzali, come febbre o tosse, che non scompaiono da soli entro una settimana.

Sul fatto che l’influenza possa portare anche a conseguenze gravi, non ha dubbi l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco. Che sottolinea: “L’influenza non è mai una malattia da sottovalutare. L’infezione del virus influenzale scatena una risposta infiammatoria generalizzata e, in più, produce uno stato di indebolimento delle difese immunitarie che può aprire la porta ad infezioni batteriche gravi come quelle da pneumococco”. E prosegue: “ Mentre un adulto in buone condizioni di salute ha gli strumenti per controbilanciare i danni causati dal virus, bambini piccoli, anziani e persone che soffrono di altre condizioni di salute possono andare incontro a forme gravi. L’influenza aumenta la probabilità di avere un infarto, peggiora le condizioni se si soffre di asma o di bronchite cronica, riduce i livelli di autosufficienza se si è anziani”. Concludendo: “La vaccinazione è l’unica arma che abbiamo per difenderci dalle forme gravi di influenza e va fatta subito, prima che la diffusione del virus arrivi al suo picco”.

L’Asp di Ragusa ha di recente presentato la campagna vaccinale “Contro l’influenza ti diamo una mano”. Tutti i vaccini antinfluenzali disponibili in Italia sono stati autorizzati dall’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) e/o dall’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa). La campagna vaccinale, scattata il 14 ottobre, andrà avanti fino al 28 febbraio 2025. La Regione ha stipulato accordi con i Medici di famiglia, i Pediatri di libera scelta e le Farmacie convenzionate per aumentare i tassi di copertura vaccinale per tutte le categorie a rischio e gli over 60.