Un operatore sanitario in pensione racconta la buona sanità

Corriere di Ragusa Attualità

Un operatore sanitario in pensione racconta la buona sanità

RAGUSA – “Da operatore sanitario ormai in pensione mi dispiace che si faccia scandalo su qualche disservizio che, sì, va sempre denunciato, ma che non deve assolutamente coinvolgere tutto il sistema sanitario provinciale. Per la mia lunga esperienza posso dire che la buona sanità costituisce il 90% del totale dei servizi erogati, mentre il rimanente resta da migliorare senza necessariamente fare di tutta l’erba un fascio”. Comincia così una lettera aperta firmata inviata alla direzione generale dell’Asp e alla stampa da parte di un utente che ha fatto per lunghi anni parte del mondo della sanità iblea e che ora, trovandosi dall’altra parte della “barricata”, intende raccontare la sua esperienza.

“Sia gli operatori che i dirigenti – scrive – sono legati da piani di ristrutturazione della spesa che hanno enormemente impoverito tutto il pianeta sanità (come si è scoperto durante l’epidemia covid) con riflessi negativi sul personale, che ha visto aumentare i carichi di lavoro per il mancato turn-over, sul numero di posti-letto, sul mancato decollo della medicina del territorio che ha finito per intasare i pronto soccorso. Da parte mia, in occasione del ricovero di mia moglie, ho il dovere di ringraziare l’Ortopedia del Giovanni Paolo II di Ragusa, che da qualche tempo costituisce uno dei reparti d’eccellenza della sanità iblea; tutto lo staff, che unisce la competenza all’umanità ed anche i reparti che collaborano con esso: Radiologia, Anestesia, Cardiologia e Geriatria, perché mia moglie è pure diabetica, quindi con una patologia che ha coinvolto tutti questi reparti a vario titolo; in seguito è stata dimessa e trasferita in Medicina Riabilitativa al Busacca di Scicli dove ha trovato un elevato livello di accoglienza, professionalità e umanità di Medici, Fisioterapisti, Infermieri e operatori Socio-Sanitari.

Anch’io sono stato ricoverato in Nefrologia all’ospedale Maggiore di Modica e anche per questa esperienza valgono le considerazioni già dette, perché l’empatia unita alle capacità professionali rende giustizia al sacrificio quotidiano di queste nobili attività. Desidero porre all’attenzione della direzione generale questa mia piccola esperienza affinché le cattive notizie non prevalgano su quelle buone che costituiscono, queste ultime, pur sempre – conclude la missiva – la stragrande maggioranza dei casi”.

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