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Quanti siciliani riuscì ad abbindolare Wanna Marchi?

Era la regina delle televendite in quegli anni 80 in cui centinaia di emittenti televisive private spuntavano come funghi, infarcendo i palinsesti di telenovelas argentine, programmi d’informazione e d’intrattenimento locali, e, per l’appunto, di spazi autogestiti a pagamento dedicati alla vendita di ogni cosa che facesse sognare, illudere, appagare. E Wanna Marchi spopolava tra gli imbonitori televisivi di quegli anni ruggenti, oscurando qualsiasi altro concorrente. “Centomila, solo centomila per sciogliere la vostra pancia, perchè non potete andare in giro così. D’accordo”? Questo il tormentone della venditrice senza scrupoli, che, dagli schermi di decine e decine di televisioni locali, ha venduto di tutto ai telespettatori, prima da sola, poi con la presenza della figlia Stefania Nobile e ancora dopo del “mago”, o meglio, “maestro di vita” Do Nascimento, con cui passarono con assoluta nonchalance dalla vendita di intrugli “dimagranti” e creme alle alghe ai numeri del loto e ai talismani per proteggersi dal malocchio, facendo indebitare centinaia di migliaia di persone che pendevano dalle sue labbra e sprofondate in una situazione di angoscia e frustrazione, alcuni persino allontanati dalle proprie famiglie per aver dilapidato decine e decine di milioni di lire dietro le promesse del trio. Tra costoro, e lecito chiedersi, quanti siciliani finirono abbindolati dalla teleimbonitrice? Erano numerose anche le emittenti televisive della Sicilia che trasmettevano le televendite della Marchi, a cominciare da Telecolor di Catania, come si evince dalle immagini d’epoca del ben fatto documentario di Netflix. E sì, perchè proprio grazie al famoso servizio di streaming è possibile ripercorrere l’ascesa e la caduta della Marchi, dalle umili origini all’incredibile successo che le permise di accumulare miliardi alle spalle dei gonzi, fino alla rovinosa caduta del suo impero di carta e all’arresto, assieme alla figlia. Entrambe si sono fatte 6 anni di carcere, rispetto ai 9 della condanna, per buona condotta. Neanche un giorno di carcere invece per l’astuto “mago”, che, annusata l’aria “pesante”, riparò in Brasile, sua terra natia, prima di sentire il tintinnio delle manette, tentando persino di portarsi appresso un container pieno di ogni ben di Dio, per sua sfortuna individuato e sequestrato nel porto di Bahia e riportato in Italia. Il documentario di Netflix svela la vera natura della Marchi e della figlia, e colpisce duro come un pugno allo stomaco, specie nell’ultima delle 4 puntate, godibilissime come una fiction. Dichiarazioni crude, a tratti disturbanti, che fanno capire uno dei fenomeni più incredibili degli anni 80, ma che lasciano aperte un interrogativo: quanti siciliani è riuscita ad abbindolare Wanna Marchi prima dell’arresto?