Gesù messaggero del Regno di Dio
La tradizione sinottica attesta che l’elemento caratteristico del proclama storico di Gesù è l’annunzio del Regno di Dio come lieto messaggio e come evento decisivo nella storia della rivelazione di Dio. La serie di Beatitudini che aprono il discorso del monte di Matteo (Mt 5,1-12) e il corrispondente di Luca (Lc 6,20-26) condensano il lieto annuncio dell’inaugurazione del regno di Dio. Al di là dei ritocchi redazionali compiuti dai due evangelisti, si può riconoscere nelle due edizioni delle beatitudini una base comune che risale alla tradizione profetica, di Isaia in particolare. La presentazione di Gesù come messaggero del Regno di Dio pone il suo messaggio in continuità con gli scritti vetero-testamentari e la sua figura rientra nelle attese messianiche attestate dalla tradizione giudaica antica. In Gesù, tutta la profezia dell’Antico Testamento, per mezzo della quale Dio si era rivelato progressivamente agli uomini nel corso della storia, trova il rivelatore pieno e definitivo, il suo culmine ed insieme la sua più valida conferma.
Nel messaggio inaugurale nella sinagoga di Nazarèt, riferendosi a Isaia (61,1) (58,6), Gesù proclama il Regno di Dio come annuncio di speranza a favore dei più deboli e degli emarginati della società, rivelando così la sollecitudine di Dio a favore dei poveri e dei bisognosi. Anche la risposta di Gesù alla domanda inviata da Giovanni Battista dal carcere attraverso i suoi discepoli “sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro” allude alle opere taumaturgiche citate da Isaia in 61,11, quali segni del Regno di Dio, di cui Gesù si fa banditore, e lo identifica come il messaggero di una buona notizia di cui parla la tradizione del profeta Isaia.
Un dato indiscutibile è costituito dal fatto che Gesù ha dato avvio alla sua attività pubblica autonoma, dopo che si separò da Giovanni Battista, annunciando il regno di Dio. «Il regno di Dio è vicino»: questo annuncio rappresenta il centro della parola e dell’attività di Gesù. Nel Nuovo Testamento l’espressione <Regno di Dio> ricorre ben 122 volte, di cui 90 volte in parole pronunciate dallo stesso Gesù. Il tema teologico centrale dei tre sinottici è costituito, appunto, dalla proclamazione del <Regno di Dio>. Ogni evangelista ha cercato di adattare il materiale tradizionale a sua disposizione alle esigenze della propria comunità, conferendole una visione dottrinale propria. Praticamente il tema del <Regno di Dio> pervade tutta la predicazione di Gesù e lo si può capire solo attraverso la globalità dei suoi discorsi e del suo messaggio. Gesù non annuncia un qualcosa che sta solo nell’aldilà o che trascende il nostro mondo.
Il <Regno di Dio> è un fatto concreto, si trova anche quaggiù, anzi è lui stesso ad averlo portato sulla terra. Invero, è quasi impossibile definire ciò che Gesù intendesse dire di preciso con la parola, il “Regno di Dio”. Sicuramente, più che una dottrina ben definita o un concetto astratto, è un “simbolo allusivo” che fa riferimento alla verità di un Dio, re dell’Universo, che gioisce nel rivelarsi come Padre amorevole, che si rallegra nel recuperare i suoi figli perduti e sottomessi al peccato. Presume la Verità che Dio, fedele alle sue promesse e alle profezie dell’alleanza, vuole recuperare un Israele disperso, caduto sotto il dominio di Satana e del peccato, per radunarlo in un unico popolo santo. Infatti, attraverso il Regno di Dio, Gesù annuncia la vittoria piena e definitiva su ogni forma di male presente nel mondo. Fin dall’inizio della sua predicazione, Gesù annunzia i grandi temi della nuova Legge Divina, indispensabile per instaurare una società nuova, sottratta alla spirale del peccato. Gesù invitava la gente alla conversione del Regno di Dio, proponendo una nuova religiosità legata non più e soltanto al rispetto formale della Legge, ma basata sulla riconoscenza per aver ricevuto da Dio gratuitamente misericordia e provvidenza. Nel mantenersi in questa disposizione d’animo lui stesso non praticava il digiuno né lo imponeva ai suoi discepoli, perché diceva che il tempo della preparazione penitenziale era finito. A coloro che facevano il passo della conversione, Gesù proponeva una spiritualità d’obbedienza e di servizio totale nei confronti di Dio, senza la pretesa di ricevere alcun merito. In particolare, nel famoso “Discorso della Montagna”, Gesù sintetizza i temi del Regno indicando all’uomo la retta via da seguire per anelare alla salvezza, mettendolo in guardia dalle false promesse del potere economico e dalle false illusioni di autosufficienza che ne possono derivare. Gesù stesso, vissuto nel segno dell’obbedienza verso Dio durante il suo ministero terreno, riassume per i discepoli nella preghiera del “Padre Nostro” gli atteggiamenti fondamentali da considerare nel rapporto con Dio, Padre buono e misericordioso, invitandoli a chiedere che venga il suo Regno e che sia fatta la sua volontà così in cielo come in terra.

