PALERMO – “Sono già trascorsi 32 anni dall’uccisione di Padre Pino Puglisi a Palermo. 32 anni da quel sorriso che, più di mille discorsi, ha messo in crisi chi pensava di poter continuare a comandare con la paura. Oggi non celebriamo un’icona, ma ricordiamo un uomo. Un prete che non cercava il martirio né voleva fare l’eroe. Padre Puglisi è stato, semplicemente, un cittadino che ha fatto il proprio dovere con coerenza. E in una terra come la nostra, dove la normalità è spesso rivoluzionaria, questo è bastato per attirare l’odio mafioso”. Lo dice il sindaco di Palermo Roberto Lagalla nel giorno del 32esimo anniversario dell’omicidio di padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Palermo il 15 settembre 1993 e proclamato Beato il 25 maggio 2013.
«Non ha mai lanciato proclami – aggiunge Lagalla – non ha mai cercato lo scontro diretto. Ha scelto l’unico vero modo di combattere la mafia: restituire dignità, opportunità e coscienza a chi sembrava condannato al silenzio e alla rassegnazione. La sua morte non è servita a fermare quel cambiamento. Al contrario, ha reso ancora più evidente quanto la mafia abbia paura dell’educazione, del pensiero libero, dei piccoli gesti quotidiani che costruiscono comunità. Palermo ha bisogno di memoria, ma ancora di più ha bisogno di continuità. I semi che ha piantato Padre Puglisi non devono restare commemorazioni. Devono essere scelte». Anche il Presidente del Senato Ignazio La Russa lo ricorda: «A 32 anni dall’assassinio di Don Pino Puglisi, resta viva l’esempio e la memoria di un sacerdote che con la forza del Vangelo ha sfidato la mafia. Il suo sacrificio è ancora oggi testimonianza di fede, coraggio e responsabilità che la Nazione ha il dovere di custodire e tramandare».