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Premier League affossata da sempre più problemi

Anche se la Premier League è il campionato di calcio che attira più soldi e attenzioni a livello mondiale, questo non significa che la competizione sia priva di problemi. Anzi, è lecito affermare che quella oramai formatasi in Premier League sia una vera e propria bolla pronta a esplodere, considerati i problemi crescenti dal punto di vista economico e normativo rischiano di minare le basi la sostenibilità di un giocattolo che ci fa appassionare, ma su cui è bene condividere qualche riflessione.

Il Fair Play Finanziario inglese e le norme facilmente aggirabili
Una buona parte dei problemi della Premier League derivano dal Fair Play Finanziario interno inglese, la cui norma principale consente alle società di disporre di un deficit massimo di 105 milioni di sterline in un ciclo triennale. In questo senso, il caso più evidente è quello del Manchester City: il club di Guardiola è accusato di aver violato 115 volte questo sistema di norme, con imputazioni legate ai conti e al fatto di non avere fornito informazioni finanziarie accurate, soprattutto per quanto riguarda le entrate (compresi i ricavi da sponsorizzazioni), le sue parti correlate e i suoi costi operativi. L’iter processuale che coinvolge il City è in fase di definizione e sarà molto importante capirne l’esito, considerato anche che la vicenda non coinvolge solamente la squadra degli sceicchi, bensì l’intero calcio inglese.

Se infatti il Manchester City dovesse risultare colpevole da questo processo, colpito magari da una pena esemplare, sarebbe l’immagine stessa della Premier a risultarne minata alle fondamenta.
È proprio per questo motivo che tra gli osservatori sta montando la convinzione che il City sarà sì condannato, ma con pene che – pur severe – saranno pur sempre sostenibili per i citizen, al fine di non decretarne una penalizzazione clamorosa che potrebbe determinare gravi turbamenti per l’intero sistema calcistico inglese. Peraltro, ci sono anche degli esempi, pur minori. La scorsa stagione sia il Nottingham Forest che l’Everton furono penalizzati per le violazioni delle norme sulla perdita massima consentita. Ai primi andò una decurtazione di quattro punti in classifica, mentre per i secondi si arrivò a otto punti di penalizzazione.

Un altro esempio, anche se differente per caratteristiche e conclusioni, è quello che riguarda il Chelsea. I blues hanno infatti cercato una strada che potesse aggirare le norme cercando di vendere due alberghi di proprietà per oltre 90 milioni di euro a una società legata allo stesso patron Todd Boehly, riducendo così il rosso in bilancio entro i limiti consentiti. La Premier League non ha inizialmente dato il via libera alla transazione, ponendo così il club a rischio sanzioni. La vendita è però stata successivamente approvata dalla lega inglese, secondo una valutazione di mercato equa ai sensi delle regole di transazione tra parti correlate della Lega.

Chi ne fa le spese?
Insomma, a margine di queste considerazioni sembra proprio che il calcio inglese stia cercando di autotutelarsi a diversi livelli. Se da una parte c’è la convinzione che bisognerà monitorare meglio il valore di questo sport, dall’altra parte è chiaro che una punizione esemplare potrebbe risultare devastante per la sostenibilità del calcio d’oltre Manica.
Intanto, guardando con curiosità, interesse e sospetto, tutti gli stakeholders che a vario titolo sono interessati da queste dinamiche. Gli altri club europei vorrebbero regole uguali per tutti, gli scommettitori si interrogano se le quote dei principali bookmaker come quelli recensiti su Rabona Scommesse sarebbero diverse se il fair play finanziario fosse rispettato in modo più rigoroso, gli appassionati del calcio britannico temono che qualche club possa essere privato delle sue forze. Il risultato è un clima di costante incertezza, su cui non si vedono ancora barlumi di chiarezza. Tutto sembra dipendere dalla sentenza più attesa, quella sul Manchester City, che potrebbe fare da monito per l’intero sistema prima che imploda su sé stesso.