RAGUSA – Il Comitato Civico 32 denuncia che tutte le piattaforme dell’Asp sono rimaste per alcuni giorni totalmente bloccate. “Non si tratta soltanto della impossibilità di pagare i ticket nelle diverse strutture – si legge nella nota – ma non è possibile neanche prenotare visite ed esami specialistici, i medici non possono prescrivere ricette e soprattutto le farmacie non possono procedere alla registrazione dei farmaci erogati anche a diabetici, celiaci e in generale per i prodotti assolutamente necessari alla salute dei pazienti. Abbiamo chiesto ad alcuni farmacisti notizie in merito e ci è stato risposto che l’azienda sanitaria non si pone il problema e non impartisce disposizioni in merito. Senza contare le condizioni di accesso e permanenza nei pronto soccorso. La lettera disperata di un utente (riportata di seguito) e la gestione delle piattaforme informatiche ci inducono ad una sola conclusione – chiude il comunicato – le dimissioni del Direttore Generale e dimissioni dei principali manager che sovrintendono ai servizi organizzativi”.
Gentile Comitato Civico 32,
chi le scrive è il familiare di una persona anziana con problemi cardiaci rimasta nel pronto soccorso dell’ospedale di Modica per parecchi giorni. La ragione? Sempre la stessa: nei reparti non ci sono posti letto. Bisogna attendere. Ma quanto tempo? Non è dato saperlo. Nessuna previsione è possibile, né per la persona malata, né per i suoi familiari. Il loro supporto è infatti fondamentale e senza di esso i pazienti vivrebbero una condizione ancora più insopportabile, insostenibile. La vita in Pronto Soccorso è durissima. Il via vai delle ambulanze è continuo. I pazienti sono lasciati per giorni nei corridoi o in piccole stanze. Qui, addirittura, i pazienti diventano cinque in una dozzina di metri quadrati. Fino a cinque pazienti in una dozzina di metri quadrati! È difficile anche muoversi, dare un bicchiere d’acqua al paziente, comunicare, capire dove poggiare – avendo a disposizione solo un po’ di pavimento – una bottiglia, qualunque oggetto!
Poi se ai cinque pazienti si sommano gli assistenti, cioè i familiari, è facile capire come si generi il caos. Come può un paziente guarire in queste condizioni? Come possono i parenti stessi vivere in queste condizioni non per ore, ma giorni, anche diversi giorni? E chi non ha familiari, come fa? Cosa ne è del diritto alla salute garantito dalla Costituzione? Cosa ne è dei nostri anziani? Davvero non ci siamo accorti che la nostra popolazione è sempre più vecchia ed è inaccettabile parlare ancora di emergenza? Quale emergenza? Ormai i pazienti che rimangono nel pronto soccorso per molti giorni non sono più l’eccezione. Sono troppe le persone a raccontare storie troppo simili. Chi ha il potere di cambiare le cose si è accorto della situazione in cui versano i nostri ospedali? O preferisce fare propaganda? Mancano barelle, manca il gel igienizzante, mancano le sedie, mancano persino gli spazi per muoversi senza creare pericoli, manca quel minimo di serenità cui i pazienti e i loro familiari avrebbero diritto. Spesso si fatica anche ad avere informazioni essenziali sul decorso della malattia. Sono pochi i medici e gli infermieri e quando se ne incontra uno è sempre impegnato in altri casi. Bisogna attendere. La parola d’ordine è attendere.
Qualcuno però perde la pazienza di fronte ad attese così lunghe. E sono continui i momenti di tensione, di rabbia, di frustrazione. Spesso capita di sentire pazienti che dicono che piuttosto che restare in pronto soccorso preferiscono tornare a casa. E spesso è quello che poi succede. Non si parli, per favore, di emergenza. È questa la nuova “normalità”. Una normalità che io, familiare di un paziente, mi rifiuto di accettare. Perché episodi come quello da me raccontato sono ormai troppo frequenti e non sono degni di un paese civile.
lettera firmata
Intanto l’on Nello Dipasquale del Pd denuncia che “In tutti i presìdi medici iblei e siciliani i pronto soccorso sono al collasso, con i pazienti costretti ad attendere ore (a volte anche giorni) prima di essere presi in carico dai reparti per le cure di cui hanno bisogno. Ciò dipende, ovviamente, dalla insufficiente dotazione di personale: A Ragusa la situazione è a dir poco allarmante se si considera che su 17 medici previsti in pianta organica, solo 6 sono attualmente in servizio. Una situazione che denunciamo da tempo, senza ottenere risposte concrete.
Tra le principali criticità emerse a Ragusa, oltre alla carenza di personale medico, vi sono: la mancanza di una holding unit dove poter far stazionare i pazienti già visitati e in attesa di ulteriori disposizioni (dimissioni o ricovero presso altri reparti) ; l’assenza di servizi di videosorveglianza che, se installati, servirebbero come deterrente e per prevenire o documentare eventuali episodi di violenza nei confronti del personale sanitario da parte dei pazienti o loro familiari abbandonati nei pronto soccorso. Inoltre, dal colloquio con il personale, è emerso che i medici in servizio devono trasportare di persona le provette con i campioni da analizzare in laboratorio perché la struttura non è dotata di un sistema di posta pneumatica che consentirebbe di risparmiare tempo e di non privare il presidio del personale medico. Analoghe criticità esistono, in proporzione – conclude Dipasquale – anche sugli altri ospedali di Comiso, Modica e Vittoria”.