PALERMO – Se in altre Regioni italiane l’attività di prevenzione, dato l’innalzamento medio delle aspettative di vita, è stata estesa con screening a tappeto sulla popolazione fino ai 75 anni di età, in Sicilia l’asticella è rimasta ferma a 68 anni. Oltre i quali le Asp non invitano più ai controlli periodici per prevenire l’insorgere, ad esempio, di patologie oncologiche, ma non solo. A denunciare il dato è lo Spi Cgil Sicilia, riunito giovedì mattina in sit-in nel quartiere Danisinni per chiedere la riapertura del consultorio familiare, chiuso dal 2007. «Una società che guarda al futuro – osserva la segretaria generale dello Spi Cgil Sicilia – non può non fare i conti con un contesto epidemiologico caratterizzato da malattie croniche, non autosufficienza, disabilità, popolazione anziana in aumento, non considerando l’elevato rischio povertà che supera il 38% della popolazione siciliana». Anche perché i dati parlano chiaro: oltre il 10% degli uomini e delle donne rinunciano alle cure. I ritardi e le carenze nell’attuazione del piano della medicina territoriale alimenta il divario tra chi può curarsi e chi invece no.
«Le donne over 65 – aggiunge dalla segreteria regionale Concetta Raia – rappresentano nel 2022 il 45,94% della popolazione anziana in Sicilia. I nuovi bisogni di salute indotti dai cambiamenti demografici e sociali rendono i consultori servizi di prossimità ancor più necessari. La prevenzione non può avere alcun limite di età, le donne vivono di più, sono più soggette alle malattie croniche e gli screening oncologici devono essere garantiti alle donne di qualunque età. Difendere e potenziare i consultori con personale adeguato e nuove e sufficienti attrezzature sanitarie avvicina la sanità alle persone. Chiediamo che il governo regionale innalzi a 75 anni lo screening oncologico per le donne e per gli uomini e che i consultori siano aperti non solo alle famiglie, ma anche alle donne che non si trovano più nella fase riproduttiva e quindi senza limite di età».
A porre l’accento sul tema del ricorso all’obiezione di coscienza, sempre più diffuso nei consultori del Paese, è Claudia Carlino, dalla segreteria nazionale, secondo cui «i diritti vanno garantiti, purché siano garantiti tutti. Sia quelli dei medici che scelgono l’obiezione, che quelli delle donne che si rivolgono ai consultori per l’interruzione di gravidanza. I consultori restino dei presidi per chi ha bisogno di aiuto». L’osservatorio della segreteria Spi Cgil Sicilia ha incrociato i dati tra ministero della Salute, Regione siciliana e Asp, redigendo la prima anagrafe dei Consultori Familiari siciliani. (In allegato al comunicato).
Non mancano le anomalie: all’Asp di Ragusa i consultori sarebbero dieci secondo il dato del Ministero, undici secondo la Regione, 16 stando ai numeri dell’Asp. Analoga situazione a Trapani. 14 strutture secondo il ministero, 15 secondo la Regione, 13 secondo l’Asp. «Quanti sono realmente i consultori nell’Isola? Si chiedono dal sindacato – Per quanti giorni la settimana e per quante ore al giorno i consultori esistenti erogano i propri servizi? Quali figure professionali sono presenti all’interno di ciascun consultorio? Oggi siamo in presenza di cospicui finanziamenti che se utilizzati bene possono rappresentare l’occasione per dare alla Sicilia un servizio, quale quello dei consultori, all’altezza dei bisogni della collettività. Il governo regionale non perda (anche) questo treno».