La provincia di Ragusa è in zona C. I termosifoni dovranno essere accesi solo per 9 ore al giorno a cominciare dal 22 novembre e fino al 23 marzo. Le regole sono dettate dal Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas. Ci sono comunque esenzioni e riguardano gli edifici dotati di impianti di produzione di energia rinnovabile. Sono anche esentati da tutte le limitazioni anche gli ospedali e le cliniche, le sedi diplomatiche, e soprattutto le scuole materne e i nidi d’infanzia. Poi le piscine e le saune e gli edifici che ospitano attività industriali e artigianali che per il tipo di lavorazione, per motivi di sicurezza e per l’orario di attività produttiva non possono rispettare i limiti imposti. La Sicilia è stata suddivisa in 4 zone. In zona C, oltre a Ragusa, la provincia di Messina. In zona B (7 ore giornaliere dall’8 dicembre) Trapani, Agrigento, Palermo e Siracusa. Enna e Catania sono in zona D (11 ore dall’8 novembre). Gli unici in Sicilia a non dover aspettare le date fissate dal ministro Cingolani per accendere i riscaldamenti sono i circa 500 abitanti di Floresta, 1.275 metri sul livello del mare, in provincia di Messina. Il piccolo comune è il solo dell’Isola a rientrare nella fascia F, quella dei centri più freddi, che non dovranno rispettare i tagli decisi. Caloriferi al minimo, con appena cinque ore di caldo al giorno e solo dall’8 dicembre, invece, per chi abita a Porto Empedocle, Lampedusa e Linosa, i tre comuni siciliani in fascia A. Solo in Sicilia, stimano i tecnici di Amg Gas, si risparmieranno 150 milioni di metri cubi di metano dei 2,7 miliardi che prevede per tutta l’Italia l’Enea, con un taglio in bolletta di 179 euro a famiglia. Inoltre, le temperature andranno abbassate di un grado: un massimo di 17 per le attività industriali e artigianali e 19 con due gradi di tolleranza in tutti gli altri casi.