In riferimento all’interruzione volontaria della gravidanza non è una Sicilia per donne. Su 57 reparti di ginecologia, difatti, solo 31 assicurano l’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) perché l’81,6% di medici sono obiettori. La Sicilia è inoltre la quarta regione italiana per numero di ginecologi che rifiutano di eseguire aborti seconda per anestesisti e ostetriche che si trovano tutti sulla medesima linea di comportamento. Per le donne che hanno scelto di interrompere la gravidanza non ci sono molte possibilità, dunque, nelle strutture pubbliche. Molte si rivolgono al privato, altre vanno all’estero per accelerare i tempi. Altre ancora finiscono nel giro dei pericolosi aborti clandestini. Si calcola che 700 donne si spostano ogni anno fuori provincia o regione alla ricerca di una struttura che possa garantire questo servizio. Secondo il rapporto del Ministero della Salute la Sicilia è la regione dove le donne sono costrette ad attendere quasi un mese per una Igv con tutte le implicazioni negative dal punto di vista psicologiche ma anche familiare e sanitario. Non è solo l’alto numero di obiettori a rendere difficile la scelta delle donne ma anche il depotenziamento delle strutture convenzionate che non garantiscono, a fronte di finanziamenti regionali le prestazioni previste dal sistema sanitario nazionale.