Inflazione a 2 cifre in Sicilia. Trasporti, dimensioni delle aziende e turismo sono i fattori che spingono in alto l’inflazione che nell’Isola si attesta sul 10% mentre la media italiana è del 8,4%. L’Istat ha fatto la fotografia all’Italia del post covid e così si scopre che la Sicilia, con Palermo e Catania in particolare, è nel gruppo di testa per aumenti. Per le famiglie si traduce con un aumento annuo di spese di circa 2.000 euro a famiglia. La crescita non è dovuta, tuttavia, ad un improvviso incremento di acquisti che innesca il fenomeno inflattivo ma solo perché sull’economia isolana gravano costi che altre regioni non hanno. A cominciare dal costo dei trasporti, aerei, navi e treni che servono a movimentare merci e passeggeri. Il costo dell’energia ha fatto schizzare in alto i prezzi che si riversano sul mercato. Altro fattore negativo è la dimensione medio piccola delle imprese siciliane che non riescono a realizzare economie di scala per abbattere i costi dell’energia e degli approvigionamenti. Inoltre la siccità ha causato un calo di produzione di vino, olio e prodotti della terra con il conseguente rincaro sul mercato che, come nel caso di vino e olio, tocca il 30%. Il turismo, che è ripartito alla grande in Sicilia, contribuisce anche alla curva inflattiva perché tutti gli operatori del settore, dopo due anni di pandemia e grazie al gran numero di prenotazioni hanno ricaricato i prezzi. Dopo “casa, elettricità e carburanti” i servizi ricettivi e di ristorazione sono quelli che registrano il maggior aumento, con punte medie del 20%.