I lavori di restauro della facciata della chiesa del Carmine hanno dato nuova vita a uno dei monumenti più significativi di Modica

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I lavori di restauro della facciata della chiesa del Carmine hanno dato nuova vita a uno dei monumenti più significativi di Modica

MODICA – I lavori di restauro della facciata della chiesa del Carmine hanno restituito alla città l’originale visione del prospetto esterno di uno dei monumenti più importanti e significativi di Modica. Un restauro resosi necessario dalla degradazione della pietra attaccata ormai da decenni da muffe e sporcizia che ne hanno impedito una chiara e netta visione oltre che creare il rischio di un irreparabile danneggiamento. Sopravvissuta in parte al terremoto del 1693 la Chiesa del Carmine rappresenta il punto di partenza per quanti vogliono conoscere e approfondire la storia medievale della Capitale della Contea e capire il sistema di sovrapposizioni che nel corso dei secoli ha caratterizzato l’evolversi e l’espansione di Modica Bassa. Tanto nella facciata quanto internamente custodisce elementi di quell’arte tardo gotica che a partire dal XVII sec. venne soppiantata dall’irruenza del barocco che oggi caratterizza il Val di Noto.

Tutto questo e altro ancora sarà trattato nella presentazione dei lavori di restauro Sabato 27 dicembre alle ore 19.30. Durante la presentazione interverrà il Prof. Marco Rosario Nobile, ordinario di Storia dell’Architettura presso l’Università di Palermo che affronterà con un intervento dal titolo “Building in time: la facciata della chiesa del Carmine a Modica “ la storia del prospetto con nuovi punti di vista e approfondimenti. Saranno presenti, tra gli altri, il Vescovo di Noto Mons. Salvatore Rumeo e il soprintendente ai beni culturali di Ragusa Antonino De Marco.

Lo scorso febbraio era stato ritrovato un settimo telerio quaresimale della Chiesa del Carmine, che si è aggiunto ai 6 già in restauro. I teleri, risalenti al Settecento, sono grandi teli che venivano utilizzati nel periodo quaresimale per coprire gli altari laterali. Un ciclo unico per importanza arrivato fino a noi in condizioni precarie e di cui si è reso necessario intervenire attraverso il restauro. Il telerio scoperto lo scorso febbraio, ricomposto da brandelli che si trovavano in alcuni depositi, raffigura “L’ultima cena” ed è un raffinato esempio di arte settecentesca che racconta di una iconografia unica sul territorio. E’ stata anche ricomposta la grande Taledda che veniva “issata” presso l’abside del Carmine, alta più di 10 metri. Anche quest’opera ha beneficiato di un’integrazione di alcune parti ritrovate sempre presso depositi.