SCICLI – Si è professato innocente, respingendo le accuse a suo carico e negando ogni addebito, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia davanti al magistrato, il 43enne muratore di Scicli Gianni Agosta, incensurato, arrestato dai carabinieri in quanto ritenuto essere il presunto assassino del 41enne sciclitano Peppe Ottaviano, trovato senza vita in casa sua un anno e mezzo fa. L’indagato, difeso dall’avvocato di fiducia Maria Platania, è stato sentito dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Ragusa Eleonora Schininà. La difesa ha annunciato che ricorrerà al tribunale del Riesame. Agosta è accusato del delitto, con l’aggravante della minorata difesa (Ottaviano sarebbe stato impossibilitato a difendersi dall’aggressione a mani nude mortale), avvenuto a Scicli il 12 maggio del 2024.
Secondo gli inquirenti c’è il movente passionale alla base dell’omicidio di Ottaviano. Il presunto assassino era il compagno della donna che la vittima frequentava da qualche anno, nell’ambito di un rapporto affettivo con parecchi alti e bassi. La donna aveva deciso di troncare ogni rapporto appena pochi giorni prima della morte violenta di Ottaviano, che continuava a chiamarla al telefono, al punto da spingere il compagno di lei a cercarlo per un primo confronto faccia a faccia. Tra le centinaia di ore di immagini delle telecamere del quartiere visionate dai carabinieri, si vede peraltro l’indagato, che, il sabato precedente l’omicidio, era passato più volte a piedi nella zona di piazza Matteotti e via Manenti, quasi ad ispezionare l’area nei pressi della casa della vittima. Una circostanza che ha fatto emergere un forte attrito tra la vittima e il nuovo compagno della sua ex, ovvero lo stesso uomo visto aggirarsi in zona, nell’ambito di un “sopralluogo” che era sfociato qualche giorno prima della morte di Ottaviano nel già citato “chiarimento” in cui quest’ultimo gli aveva intimato di non cercare più la donna.
Ma i reiterati tentativi di Giuseppe Ottaviano di mettersi in contatto con lei avevano alla fine indotto l’arrestato ad attuare una sorta di spedizione punitiva, dopo aver individuato, con l’aiuto di un complice, le telecamere di sorveglianza presenti nelle vie adiacenti la casa di Ottaviano, per eluderle e non farsi riprendere. Ma il sistema di videosorveglianza di un esercizio pubblico della zona era sfuggito al presunto assassino, che era stato di conseguenza inquadrato mentre si avvicinava all’abitazione dove si è consumato il delitto. Il movente passionale è stato quindi confermato dal contenuto di diverse intercettazioni che coinvolgevano il principale sospettato. Il cadavere di Ottaviano fu ritrovato all’interno della sua abitazione, a terra, vicino al letto, con ferite alla testa e in altre parti del corpo. L’autopsia confermò la brutalità dell’aggressione, testimoniata da fratture multiple e lesioni gravi.
Nella foto in alto la vittima Peppe Ottaviano

