Le fonti storiche e le testimonianze su Gesù
Gesù nacque e visse in Palestina nel periodo compreso tra l’impero di Augusto (29 a.C.-14 d.C.) e quello di Tiberio (14-37 d.C.)
Fra le fonti principali non cristiane, la più attendibile è quella del celebre storico ebreo Giuseppe Flavio che ci ha tramandato notizie ed elementi utili per una ricostruzione della persona di Gesù. Tacito fu uno dei più grandi storici della Roma antica. Nell’anno 117 d.C., negli Annali, parla di Cristo fondatore della religione cristiana e giustiziato dal procuratore Ponzio Pilato al tempo dell’imperatore Tiberio. Racconta, inoltre, con dettagli raccapriccianti i supplizi usati contro i Cristiani perseguitati da Nerone, spietato persecutore dei Cristiani, accusati di aver provocato l’incendio di Roma. Svetonio (70-126 d.C.), scrisse le biografie degli imperatori in otto volumi. Segretario degli imperatori Traiano e Adriano, conferma che sotto Nerone furono sottoposti a supplizi i Cristiani, e che l’imperatore Claudio espulse da Roma i Giudei che per provocavano tumulti, riferendosi probabilmente ai Cristiani proseliti di Cristo convertiti dal giudaismo.
I documenti fondamentali per ricostruire il vissuto e l’immagine di Gesù, il Cristo, sono i testi del canone cristiano. Si tratta di una raccolta di scritti in lingua greca che vanno dagli inizi degli anni 50 d.C. circa, alla fine del primo secolo e inizio del II° secolo d.C. Questi testi, scritti da Cristiani per altri Cristiani, sono costituiti da 27 libretti, e tra questi sono compresi i quattro Vangeli.
Un dato storico inconfutabile è quello dell’esistenza del movimento cristiano nella prima metà del I° secolo d.C. Erano queste le prime comunità cristiane, costituite dai convertiti dal giudaismo e dal paganesimo, che si richiamavano alle predicazioni di Giovanni, detto il Battista, e di Gesù di Nazareth, un ebreo della Palestina, giustiziato intorno agli anni 30 d.C., venerato e proclamato come il “Messia” ebraico. Un interrogativo che spesso si pone riguarda la possibilità di tracciare un’immagine storica di Gesù attraverso i Vangeli e i documenti storici del tempo. Non è possibile dare una risposta certa, per alcuni ordini di motivi:
1°) è noto che Gesù personalmente non ha lasciato nulla di scritto, né tracce tangibili di se stesso. Ha lasciato solo un elemento impalpabile, apparentemente insignificante: la sua “Parola” affidata ad un “normale” gruppo di persone, i suoi discepoli;
2°) in secondo luogo nessun evangelista si prefissò una stretta disposizione cronologica per un’esatta collocazione temporale della narrazione, né la catechesi della Chiesa primitiva si premurò di esporre una biografia di Gesù, nel senso che oggi si attribuisce a tale termine.
3°) la storiografia ufficiale del tempo, abbagliata e intenta a narrare i fulgori della Roma d’Augusto, ignorò quasi del tutto la figura storica di Gesù, considerato alla stregua di un rivoluzionario e un nemico dell’impero romano. Il cristianesimo venne annoverato acriticamente tra queste sette pericolose e più tardi i cristiani furono perseguitati e uccisi.
4°) Anche le fonti giudaiche riflettono un atteggiamento polemico e calunnioso nei confronti del cristianesimo. La divaricazione tra la chiesa e la sinagoga andò accentuandosi soprattutto a causa della rinascita del giudaismo per opera del rabbinismo farisaico a Jamnia.
Gli ebrei all’epoca in cui visse Gesù erano assolutamente convinti che si fosse compiuto il tempo per la venuta del Messia. La data di nascita di Gesù corrisponde in effetti al periodo in cui gli Ebrei aspettavano questa venuta. La data di questo evento era stata oggetto di numerose profezie, in particolar modo da parte del profeta Daniele. Erano in effetti in attesa di un Messia che fosse re sulla terra, in senso unicamente temporale. Ma, con grande delusione di coloro che speravano che il Cristo avrebbe ricostruito la potenza temporale di Israele, Gesù muore sulla croce, abbandonato da tutti. Il Messia quindi era effettivamente venuto nella data annunciata dalle profezie, ma non era stato riconosciuto perché Gesù finì per non soddisfare le loro aspettative. Pertanto il mondo giudaico volle cancellare tutto quanto Gesù aveva fatto e detto, dottrina e istituzione.
Il carattere frammentario e l’uso ecclesiale, in certo senso anche popolare del materiale evangelico, comporta indubbiamente una certa riduzione di storicità, escludendo del tutto una ricostruzione della vita di Gesù nel senso storiografico moderno del termine. La natura stessa dei Vangeli, che nel complesso sono permeati della fede pasquale della comunità cristiana primitiva, pone un limite ad una verifica storica perché ogni dato evangelico è legato indissolubilmente alla fede dei testimoni che l’hanno trasmesso. Ma è anche vero che non si tratta di una frammentarietà così totale da impedire che i singoli “pezzi”, centrati su Gesù, siano insufficienti per delinearne aspetto e personalità, e a cogliere il senso che egli ha attribuito alla sua vita.
Anche se i primi evangelizzatori non nutrissero preoccupazioni di carattere propriamente storico o intenti storiografici, ciò non esclude che essi fondassero la loro predicazione su fatti realmente accaduti. Questa considerazione attesta che i Vangeli non sono solo testimonianze di fede in Cristo, frutto della religiosità delle prime comunità cristiane. I Vangeli veicolano un messaggio e un insegnamento inserito in un preciso contesto storico, con testimonianze di fatti e di accadimenti inerenti la vita terrena di Gesù. Ne consegue che un’interpretazione adeguata e corretta della vita di Gesù deve mantenere sempre un rapporto costante e critico con la sua figura storica, prendendo atto che la proclamazione del suo messaggio spirituale è inscindibilmente unito con la sua esperienza terrena.

