In Sicilia il gioco online è un racconto culturale. Roulette e poker, con la loro teatralità e la sfida diretta, conquistano la scena digitale. Il baccarat invece resta muto, con un 0 assoluto di interesse secondo l’analisi di BonusFinder Italia. E questo silenzio dice molto. Non è segno di assenza, ma di identità: mentre la Valle d’Aosta svetta in classifica e la Lombardia domina con il suo profilo equilibrato, la Sicilia si colloca al nono posto con una cifra precisa, distinta. La passione per la roulette e il poker riflette una tradizione che privilegia socialità, attesa e spettacolo, piuttosto che l’eleganza rarefatta di un gioco d’élite come il baccarat. Che non si tratti di un vuoto ma di una scelta lo confermano anche i flussi economici: Palermo e Catania registrano raccolte da miliardi, con una spesa pro capite tra le più alte d’Italia. L’online cresce ovunque, ma in Sicilia cresce a modo suo: selettivo, riconoscibile, profondamente legato al carattere della comunità.
Radici storiche e psicologia culturale del gioco in Sicilia
Per capire il silenzio del baccarat, bisogna guardare indietro. La storia del gioco in Italia e nella Trinacria non nasce nei casinò moderni, ma molto prima: dai ludi romani con i dadi alle tavolate di carte nei conventi e nelle piazze, il gioco è sempre stato intrecciato con la socialità. In Sicilia, dove la cultura dell’attesa e del racconto ha un peso enorme ( basti pensare alle veglie, ai mercati come luoghi di narrazione, ai giochi tradizionali nelle feste popolari) a prosperare sono sempre state le forme collettive, quelle che permettono di mettere in scena la fortuna davanti a tutti. La roulette che gira sotto gli occhi, il poker che svela lentamente le carte: questi giochi appartengono a un immaginario teatrale che la Sicilia conosce bene. Il baccarat, al contrario, nasce come gioco di élite. Nei casinò francesi e a Monte Carlo è stato per secoli il passatempo dell’aristocrazia, silenzioso, rituale, separato. La sua estetica rarefatta parla una lingua diversa da quella mediterranea, che è fatta di comunità, di gesti espressivi, di fortuna gridata. La psicologia sociale conferma questa differenza: nelle culture mediterranee il gioco è vissuto come atto collettivo, estetico, narrativo. Non è solo puntare per vincere, ma condividere l’attesa, il rischio, la narrazione. Ecco perché quel “0” del baccarat non è un’assenza, ma un segno di coerenza: persino nel digitale, dove tutto sembra omologarsi, la Sicilia continua a mantenere la propria voce.
Numeri che raccontano vitalità, non carenze
Chi pensa che il silenzio del baccarat sia il segno di un mercato debole si sbaglia di grosso. La Sicilia è una delle regioni più vivaci sul fronte del gioco online: nel 2021 si è posizionata terza in Italia per raccolta digitale, con oltre 7,6 miliardi di euro movimentati. Un dato che non descrive marginalità, ma centralità. A livello urbano, la fotografia è ancora più eloquente. Palermo registra giocate per 2,39 miliardi di euro nel 2024, con una spesa media pro capite di 4.548 euro per adulto. Catania fa persino di più: 4.803 euro pro capite, fra i valori più alti del Paese. In entrambe le città l’online pesa ormai per oltre i due terzi del totale. Non è dunque questione di disponibilità economica: la domanda c’è, forte e crescente. Questo rende ancora più interessante il dato di BonusFinder: se la Sicilia può permettersi di giocare tanto e lo fa soprattutto online, il fatto che scelga roulette e poker al posto del baccarat racconta un’identità precisa. Non un’assenza, ma una preferenza culturale che resiste anche nell’era digital, nella legalità. Adm, che pubblica e aggiorna le probabilità di vincita e mantiene il registro dei siti inibiti, indica che la Sicilia gioca online in un canale normato, con controllo pubblico dei flussi.
Un silenzio che parla di identità
Il baccarat non è mai arrivato davvero in Sicilia. Quello “0” registrato non è un vuoto, ma un segno distintivo: la dimostrazione che anche nell’era digitale la Sicilia sceglie ciò che risuona con la propria cultura. I numeri parlano chiaro: miliardi di euro giocati, spese pro capite tra le più alte d’Italia, una crescita dell’online che non ha nulla da invidiare ad altre regioni. Eppure, dietro queste cifre c’è molto più di un mercato: c’è un’identità che rifiuta l’astrazione e abbraccia il gioco come esperienza di comunità, come spettacolo, come racconto condiviso.
Il silenzio del baccarat, allora, diventa un simbolo. Non della Sicilia che manca qualcosa, ma della Sicilia che sa scegliere. In un’Italia sempre più omologata, l’isola rivendica la propria voce anche nel gioco: una voce che preferisce la fortuna gridata della roulette al sussurro ovattato del baccarat, il tavolo collettivo del poker all’élite distante dei saloni aristocratici.
E in questo silenzio c’è tutta la forza di una cultura che non si limita a seguire le mode, ma afferma se stessa, anche davanti a un mazzo di carte.