Sicindustria: “L’aeroporto di Comiso è ostaggio dell’immobilismo di Sac, il nuovo piano voli è solo un’operazione di facciata”

HomeEconomia

Sicindustria: “L’aeroporto di Comiso è ostaggio dell’immobilismo di Sac, il nuovo piano voli è solo un’operazione di facciata”

COMISO – “Un’altra occasione mancata. L’ennesimo rinvio nella definizione della governance di Sac Spa, la società di gestione degli aeroporti di Catania e di Comiso, è un fatto gravissimo. Un vuoto di potere che continua a produrre effetti dannosi, alimentando il declino dello scalo di Comiso e penalizzando l’intero territorio ibleo. Non è più tollerabile assistere passivamente a questa gestione paralizzata, che blocca ogni reale possibilità di sviluppo per uno degli aeroporti strategici del Sud Est siciliano”. Così Giorgio Cappello, presidente di Sicindustria Ragusa, commenta con durezza l’ennesimo stallo registrato nell’assemblea SAC, che ha rimandato ancora una volta le decisioni sulla nuova governance.

“Nel frattempo – aggiunge Cappello – Sac annuncia un piano voli che, se letto con attenzione, si rivela poco più di un’operazione di facciata: qualche rotta stagionale, attiva solo per brevi periodi e con frequenze limitate. Una proposta debole, priva di una reale visione industriale, che si traduce in una proiezione annua di circa 350 mila passeggeri, ben al di sotto delle potenzialità dello scalo e lontanissima dall’obiettivo di un milione di passeggeri che il territorio ibleo reclama da anni. Comiso continua a essere trattato come un aeroporto secondario, senza un piano di sviluppo credibile né una strategia di lungo periodo. In oltre dieci anni, la gestione SAC ha perseguito un approccio centralista e penalizzante, che ha sistematicamente soffocato ogni possibilità di crescita per l’aeroporto e per l’intero comprensorio ragusano. Le imprese e i cittadini non possono più accettare questa marginalizzazione forzata. E le conseguenze sono pesanti anche in termini economici: considerando che ogni passeggero in arrivo genera in media circa 300 euro di PIL sul territorio, il mancato raggiungimento dell’obiettivo di un milione di passeggeri annui comporta una perdita potenziale di valore aggiunto per la provincia di oltre 100 milioni di euro l’anno. Una cifra che misura chiaramente quanto questo immobilismo stia costando all’economia iblea”. Cappello torna quindi a proporre una soluzione concreta: “Serve una società regionale dedicata agli aeroporti minori, sul modello di quanto fatto a Trapani, in grado di gestire e sviluppare Comiso con autonomia e visione. Il territorio ibleo non può più permettersi altri anni di immobilismo e scelte miopi”.

CONTROCORRENTE A PALERMO PER ESAMINARE LA SITUAZIONE
“Mentre apprendiamo che, ancora una volta, si registra una fumata nera per la definizione degli assetti della Sac e, anzi, tutto viene rimandato a settembre, come se ci fosse tempo da perdere, Controcorrente ha partecipato a un interessante momento di confronto sullo scalo aeroportuale di Comiso grazie all’interessamento del nostro leader regionale, l’on. Ismaele La Vardera, che, a Palermo, ha voluto incontrare i componenti del comitato a difesa e sviluppo dell’aeroporto degli Iblei”. Lo dice Massimo Iannucci, esponente ragusano del movimento di La Vardera, che ha partecipato al confronto assieme al consigliere comunale Saverio Buscemi, anch’egli punto di riferimento del neonato movimento politico. “Durante l’incontro – chiarisce Iannucci – sono emerse vecchie e nuove criticità legate all’aeroporto di Comiso. Del resto, si tratta di una materia troppo importante da definire per il futuro infrastrutturale del nostro territorio. E, nel corso del confronto, è emersa la necessità di arrivare ad affrontare la questione nella maniera più approfondita possibile, andando, magari, fino alle radici, fino al “peccato originale” che ha segnato questa infrastruttura. Siamo consapevoli del fatto che si tratta di un tema scomodo per molti. Ma, in occasione del confronto tenutosi a Palermo, grazie al contributo del comitato, qualcosa di interessante è riuscito a venire fuori. E devo riconoscere che l’on. La Vardera, pur non essendo deputato del territorio ibleo, ha dimostrato grande sensibilità e una visione chiara sulla direzione da intraprendere. A questo punto andiamo avanti e cerchiamo di raccogliere tutte quelle risposte che si rendono necessarie per garantire al Pio La Torre un minimo di rilancio. Così com’è non può stare e, anzi, sarebbe destinato a morte sicura. Dubbi anche sul management che, in più di una occasione, non si è rivelato all’altezza della situazione. Cambierà qualcosa con la privatizzazione o resterà tutto come prima? Ai posteri, l’ardua sentenza”.