Il consiglio comunale di Modica non funziona: seduta fiume di 6 ore in cui non si è concluso nulla dopo 2 mesi di stasi. Tutti a casa?

HomePolitica

Il consiglio comunale di Modica non funziona: seduta fiume di 6 ore in cui non si è concluso nulla dopo 2 mesi di stasi. Tutti a casa?

MODICA – Dopo 2 mesi di stasi, il Consiglio Comunale di Modica è tornato a riunirsi mercoledì sera. La seduta, iniziata alle 19, si è protratta per ben 6 ore, concludendosi all’una di notte. Una durata eccessiva, che ha reso difficile per i consiglieri mantenere alta l’attenzione e la produttività e per i cittadini seguire fino alla fine i lavori consiliari. Una seduta lunghissima che arriva dopo 2 mesi di paralisi totale. Troppe interrogazioni trattate in una sola seduta dopo così tanto tempo e che alla fine ha visto solo l’approvazione di una mozione per il cessate il fuoco a Gaza e il riconoscimento dello Stato della Palestina oltre a variazioni d’urgenza al bilancio di previsione 2025. Il punto che più ha amareggiato i consiglieri d’opposizione è stata la bocciatura della mozione per la modifica del regolamento comunale per l’agevolazione dell’Irpef proposta dai consiglieri della Dc.

“La mozione presentata in aula dai consiglieri Dc sull’agevolazione Irpef – si legge nella nota – che proponeva agli amministratori il taglio delle indennità, non è stata accolta ed anzi è stata etichettata come “proposta populistica” , è stata definita dall’amministrazione come una piccola agevolazione che avrebbe coinvolto solo qualche famiglia. Una mancata opportunità per numerosi cittadini modicani in difficoltà. Sulla mozione del taglio delle indennità, tutti i consiglieri di maggioranza, dopo averla definita populista, fuffa, non hanno avuto però il coraggio di votare contro, limitandosi all’astensione. Ancora una volta si è confermato strategico per la maggioranza di Maria Monisteri, che non ha più i numeri in aula, il voto di un consigliere del Pd che continua a tenere il cero al sindaco.

Critiche anche nei confronti del presidente del massimo consesso cittadino, intervenuta più volte per togliere la parola ai consiglieri di opposizione, gestendo l’aula come fosse casa propria, in maniera non equa. I consiglieri Dc – prosegue la nota – hanno criticato anche il fatto che in una sola seduta siano state concentrate innumerevoli interrogazioni e ben sette punti all’ordine del giorno, sminuendo l’attività consiliare. “Quella di ieri sera è stata l’ennesima dimostrazione che l’amministrazione vuole zittire il consiglio” è stato denunciato dai banchi dell’opposizione. Dopo quello del 29 aprile, è stato il secondo consiglio in sessione ordinaria dall’inizio dell’anno. É mai possibile una situazione del genere a Modica forte di una tradizione politica e consiliare? Non sarebbe forse il caso di rivedere l’organizzazione dei lavori del consiglio, per garantire un confronto più efficace e meno estenuante? Tutte le domande dell’opposizione, compresa quella sull’ammontare delle indennità di sindaco e collaboratori, sono rimaste senza una risposta. Ma la città deve sapere che nell’agosto del 2023 le indennità degli amministratori vennero adeguate passando da 3.925,00 euro a 6.210 per il sindaco, da 2943,00 a 4.657 per il vice e da 2.551,30 a 3.726,00 per gli assessori.

Ancora una volta, infine, sono emersi grandi ritardi anche sulla gestione della variazione di bilancio che se non fosse stata approvata ieri sera, avrebbe generato un debito fuori bilancio, perché portata in grande ritardo in consiglio. La volontà di zittire il consiglio si spinge fino a espletare affidamenti diretti senza delibera consiliare, che ha competenza esclusiva, e questo è un modus operandi che nulla ha a che fare – conclude la nota – con la legalità, la trasparenza, baluardi dell’amministrazione ma solo a parole”. Anche sui social si leggono commenti di cittadini disgustati da questo modo di fare politica. Alcuni di loro esortano giunta e consiglio a dimettersi e ad andare a casa, per dare modo alla città di ricominciare sul serio da capo, alla luce della preoccupante fase in cui versa dopo la dichiarazione di dissesto economico finanziario.