RAGUSA – Una nuova interrogazione parlamentare riporta all’attenzione pubblica una delle crisi ambientali più gravi e sottovalutate della Sicilia: il sistematico e illecito smaltimento dei rifiuti agricoli nella fascia costiera tra Vittoria e Marina di Acate. A sollevare con forza il caso è il movimento Sud Chiama Nord, che, attraverso i propri rappresentanti istituzionali, sollecita un’azione urgente e strutturale da parte della Regione Siciliana. “Quella che dovrebbe essere una delle zone agricole più produttive e strategiche dell’Isola – si legge nella nota – si è trasformata, negli anni, in una vera e propria “Terra dei Fuochi del Sud-Est”, dove discariche abusive, combustioni a cielo aperto e assenza di controlli alimentano una spirale di degrado, criminalità e pericolo sanitario. Teli in plastica, fratta, contenitori di diserbanti e pesticidi vengono quotidianamente abbandonati tra le serre, ai margini delle strade o perfino a ridosso della costa. Con l’arrivo dell’estate, le combustioni irregolari, i cosiddetti roghi tossici, mettono a rischio l’aria, le falde acquifere, i suoli e soprattutto la salute dei cittadini. L’interrogazione presentata da Sud Chiama Nord, indirizzata al Presidente della Regione e all’Assessore al Territorio e Ambiente, chiede interventi puntuali: la realizzazione di centri pubblici o convenzionati per il trattamento della fratta agricola (il misto di vegetali e plastiche); il rafforzamento dei controlli sul territorio e l’applicazione delle sanzioni previste; misure di supporto agli agricoltori, oggi privi di strumenti adeguati per una gestione legale e sostenibile dei residui di produzione”.
«Non si può più restare a guardare – è la posizione del Coordinamento della Provincia di Ragusa di Sud Chiama Nord – mentre il nostro territorio viene devastato dall’indifferenza istituzionale e dall’illegalità. Da anni i cittadini denunciano, da anni chiediamo soluzioni concrete. Oggi, attraverso questa interrogazione, chiediamo alla Regione di prendersi le proprie responsabilità e di agire. Le comunità locali non possono più essere lasciate sole».