L’Etna si conferma essere il vulcano più attivo d’Europa dopo il crollo di una parete del cratere di Sud Est che ne ha modificato lo skyline

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L’Etna si conferma essere il vulcano più attivo d’Europa dopo il crollo di una parete del cratere di Sud Est che ne ha modificato lo skyline

CATANIA – La fase eruttiva di domenica scorsa si può ritenere conclusa, ma i parametri di controllo dell’Etna sono in risalita» e «noi continuiamo a monitorare il vulcano 24 ore su 24». Lo ha spiegato il direttore dell’Ingv-Osservatorio etneo, Stefano Branca, sull’attività del vulcano attivo più alto d’Europa. I valori a cui fa riferimento sono quelli del tremore vulcanico che segnalano l’energia di risalita del magma nei condotti interni che erano su livelli molto alti in piena attività eruttiva e che dopo un repentino calo su dati normali sono in risalita, attestandosi su valori discontinui, ma medio-alti. «Alle 3.30 di ieri – ricostruisce Branca – dopo che un software basato su alcuni parametri ci ha segnalato che si stavano iniziando a superare le soglie di allerta è stato inviato, in maniera automatica, un messaggio alla Protezione civile regionale che, con il sistema Etnas, ha avvisato le autorità locali in modo da chiudere gli accessi dei turisti alle aree del vulcano al di sopra dei 2.500 metri di quota. Dal nostro punto di vista tutto ha funzionato perfettamente: sia il monitoraggio che il sistema di allerta».

Il direttore dell’Ing-Oe di Catania sottolinea che il «fenomeno è stato confinato nell’area sommitale del vulcano, in zone desertiche» e «l’allerta scattato in tempo permette di disporre il divieto d’acceso alle zone interdette perché potenzialmente pericolose». In un video della pagina Facebook Etna3340 si vede come il crollo di una parete del cratere di Sud Est abbia modificato lievemente lo skyline del vulcano. «L’Etna è spesso considerato un vulcano gentile e non esplosivo, la cui attività è caratterizzata principalmente dall’emissione di colate di lava. Invece è estremamente versatile, e soprattutto negli ultimi 25-30 anni si osserva un notevole aumento nella frequenza di eventi fortemente esplosivi. Questi si manifestano spesso in forma di brevi episodi molto violenti, conosciuti come parossismi o episodi di fontane di lava, esclusivamente ai crateri sommitali». Così il vulcanologo dell’Ingv di Catania, Boris Behncke, in un post su Facebook, ha commentato la spettacolare eruzione di ieri sul vulcano attivo più alto d’Europa.

«Per due mesi – ricorda l’esperto – dal 15 marzo al 12 maggio 2025, il cratere di Sud-Est ci ha regalato lo spettacolo di piccoli episodi di modesta attività esplosiva, stromboliana, e colatine di lava. Poi ha taciuto per tre settimane, e la mattina del 2 giugno ha fatto il suo primo parossismo dopo un anno e mezzo dall’1 dicembre 2023». Quello di ieri, spiega, Behncke, è stato «un parossismo come tanti altri, solo che è avvenuto in condizioni di visibilità eccezionali, e al culmine è crollata una parte del fianco nord-orientale del Cratere di Sud-Est, innescando un flusso piroclastico» che «fortunatamentesi è riversato verso la Valle del Leone e poi la Valle del Bove, zone completamente desertiche». «Tuttavia – sottolinea il vulcanologo dell’Ingv di Catania – sono state tante le persone che hanno visto, fotografato e filmato, da lontano ma anche da più vicino, fortunatamente non troppo vicino. Il flusso ha percorso un paio di chilometri, e ha generato un immenso pennacchio di color marrone grigiastro scuro». Il fenomeno di ieri, osserva Behncke, «non è una novità sull’Etna, ci sono stati eventi simili negli ultimi anni, come i flussi piroclastici del 10 febbraio 2022 e 11 febbraio 2014, ma potrebbe essere stato un po’ più grande». «Segno che l’Etna – conclude l’esperto – non è affatto un vulcano ‘buonò, ma semplice un vulcano attivo, molto attivo e incredibilmente affascinante».