Violenze fisiche, umiliazioni, schiaffi, calci e sputi: la pianista di Vittoria Giuseppina Torre confessa gli aspetti drammatici del suo amore tossico

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Violenze fisiche, umiliazioni, schiaffi, calci e sputi: la pianista di Vittoria Giuseppina Torre confessa gli aspetti drammatici del suo amore tossico

VITTORIA – Sta facendo il giro del web la storia di Giuseppina Torre, famosa pianista siciliana originaria di Vittoria che in una lunga intervista al Corriere della Sera ha svelato l’amore tossico e gli anni di soprusi che hanno caratterizzato parte della sua vita. Tutto raccontato in un libro, «Un piano per rinascere» (edito da Solferino). Una storia che comincia quando lei ha 14 anni e lui 17: «Ci incontrammo a una festa – ricorda la compositrice – . La sua sicurezza nel muoversi e il calore che emanava furono folgoranti. Mi riempiva di complimenti». Quest’uomo è stato il primo vero amore giovanile di Giuseppina: «E anche il mio unico amore perché un sentimento così forte, così totalizzante, non l’ho più provato per nessuno. E poi era la Sicilia degli anni Ottanta: l’educazione dell’epoca, il contesto sociale lasciavano intendere che la gelosia fosse una manifestazione di amore». Qualche anno dopo però cominciano dei segnali che probabilmente l’artista siciliana non ha colto, come il dileguarsi di quest’uomo – di cui la donna non fa il nome – nei momenti più importanti. Per esempio lei vince un premio e lui scompare il giorno della premiazione: «Andai a ritirare la borsa di studio con il morale sottoterra». Poi il compagno riappare: «Come se niente fosse, senza alcuna spiegazione. Questo suo sparire improvviso e poi chiudersi nel silenzio diventarono uno dei suoi leitmotiv».

Cominciò anche a denigrarla: «Quando vinsi un premio a Los Angeles lui disse che voleva lasciarmi perché mi davo delle arie e non pensavo a nostro figlio. E poi diceva sempre che ero una donna da rottamare, fisicamente e professionalmente. Anche il sesso era diventato un dovere quotidiano, un cartellino da timbrare. E poi faceva di tutto per farmi sentire vecchia. Un tempo quando mi chiedevano l’età sviavo sempre, invece adesso sono orgogliosa della mia età, dei miei 57 anni». A un certo punto il racconto si fa più drammatico, Giuseppina Torre racconta le violenze fisiche e le umiliazioni, gli schiaffi, i calci, gli sputi: «La seconda volta che è successo, quando lui ha risposto a mio padre al telefono e gli ha detto che non sapeva dove fossi, ho visto la morte negli occhi. È stato anche il momento in cui ho deciso di andarmene di casa: se lo aveva fatto una seconda volta, lo avrebbe fatto anche una terza, una quarta, una quinta…».

Ma la situazione per Giuseppina Torre si fa ancora più difficile quando l’uomo capisce che sta perderla: «Mi controllava il cellulare, insisteva per fare sempre videochiamate quando ero via per controllarmi. Poi bloccò le carte di credito e prelevò tutti i soldi che c’erano sul nostro conto in comune. Fece sparire anche tutti i miei vestiti dicendo che c’era stato un furto e un ladro aveva portato via solo le mie cose, tutti gli abiti che indossavo ai concerti». La musicista siciliana ha avuto due aborti. E in nessuno dei due casi ha ricevuto solidarietà dal marito: «Mi faceva sentire una nullità non soltanto come persona ma anche come donna, nemmeno in grado di portare a termine una gravidanza. Mi sentivo un’incompresa. Mi davo sempre le colpe. Ma quella mancanza totale di empatia ha fatto definitivamente scricchiolare i miei sentimenti».

Così decide di andare a raccontare quelle violenze e quegli abusi ai carabinieri Ma quando va a fare la prima denuncia ai carabinieri «uno di loro mi chiese se fossi proprio sicura di voler denunciare il padre di mio figlio. Ero con mio padre, cresciuto con la divisa da carabiniere: quella frase ci ha gelati. Mi fece sentire che non fosse reale quello che stavo vivendo, come se me lo stessi inventando». Nel frattempo, nella sua città natale, Vittoria, si scatenava la macchina del fango: «Dicevano che ero pazza, che facevo parte di una setta, che ero frivola. Ero “sporca”». Un’associazione contro la violenza domestica le diede anche il consiglio «di tornare a casa, da mio marito, perché coglierlo in flagranza di reato avrebbe dato maggior valore alla mia causa». Alla fine lui si prende sei mesi di carcere: «Ha fatto appello, di giorni in prigione non ne ha scontato nemmeno uno. Alla fine, quest’anno, la corte d’appello ha dichiarato il “non doversi procedere nei confronti dell’imputato per essere il reato ascrittogli estinto per prescrizione”, condannandolo al pagamento delle spese legali per quel grado di giudizio». Oggi Giuseppina Torre vive a Milano. Suo figlio, 19 anni, ha scelto di stare con lei: «Non l’ho mai forzato, ma sa. Non è dalla mia parte né da quella del padre: è dalla parte della verità». La musica è stata il rifugio, l’àncora. «Il pianoforte è stato il mio compagno fedele, mi ha tenuta in piedi. Dico sempre alle donne: aggrappatevi alle vostre passioni, lì può nascere la forza per rialzarsi».