La “Nuova Evangelizzazione” nell’epoca post-moderna
Nell’epoca attuale in cui dominano il relativismo e la secolarizzazione, i singoli cristiani, le comunità e le istituzioni ecclesiali sono chiamati a testimoniare il Vangelo, aiutando ciascuno a ritrovare la propria identità impegnandosi per una società nuova fondata sui principi evangelici che s’ispirano all’amore di Dio e del prossimo. Nel momento attuale in cui si parla frequentemente di evangelizzazione, in rapporto al fenomeno di progressiva indifferenza e abbandono della pratica religioso-cristiana, è opportuno per il cristiano ritrovare le radici storico-teologiche originarie dei Vangeli per un rinnovato impegno nell’educazione cristiana, che dovrà essere rivolto nell’ambito della scuola, dell’università, dell’ambiente di lavoro, della famiglia e soprattutto dei giovani. “Particolarmente oggi – in un mondo frammentato e diviso, bombardato dalle tentazioni della provvisorietà – in un mondo dove le lotte, le discordie, le lacerazioni conculcano gravemente la dignità dell’uomo e la bellezza che caratterizzano l’essere umano – è necessario dischiudere nuovi spazi alla comunicazione del Vangelo, realizzando una evangelizzazione autentica che riesca a raggiungere l’uomo nel suo vissuto” (S.E. Antonio Staglianò –Già Vescovo di Noto)
Ieri è stato Dio, protagonista della storia, a parlare all’uomo attraverso la Bibbia tramite i suoi mediatori: i profeti, i sapienti, gli evangelisti, i primi evangelizzatori della Chiesa primitiva, i Padri della Chiesa etc…. Oggi è la Chiesa, il mezzo attraverso cui Dio parla all’uomo del nostro tempo. Alla Chiesa di Cristo, quindi, spetta il compito di assolvere al mandato di evangelizzare, seguendo l’esempio e il metodo adoperato da Gesù, imperniato sulla conversione dei cuori e avulso dalla tentazione di contrapposizioni o da logiche politiche divisorie, per orientare gli uomini all’incontro con Dio, colui che può dare risposta al fine ultimo della nostra vita: “chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo”
L’impegno missionario della Chiesa Cattolica deve essere orientato soprattutto verso i popoli che non credono in Cristo, avviando un processo di “inculturazione” del Vangelo e della Parola universale di Dio nella società a cui è rivolto, per orientarla alla ricerca del senso spirituale più profondo che scaturisce dalla interezza del testo biblico. Sarà compito della Chiesa, anche, di aiutare le persone a riflettere e a interrogarsi sui valori della vita e sulle ragioni ultime dell’esistenza. Il nostro tempo sarà il tempo della crescita per una più piena comprensione del progetto di Dio; sarà anche il tempo in cui la storia della Rivelazione Divina, evolvendo nel suo cammino attraverso la cultura dei popoli, procederà verso un futuro che ancora non ci è concesso conoscere, ma certi e confortati dal nuovo progetto di vita per l’uomo che Gesù ha annunziato nei Vangeli. Un progetto universale orientato nella direzione del rispetto incondizionato dei “valori della vita” e del raggiungimento della “vera pace”, quella pace autentica di cui parla la Bibbia che sarà realizzata pienamente soltanto quando l’uomo considererà il suo simile come persona a cui voler bene, e non come persona su cui prevalere.
Con grande preoccupazione ci interroghiamo se la storia religiosa dell’uomo del terzo millennio stia veramente procedendo in questa direzione. In questa società contemporanea, caratterizzata da una cultura in prevalenza ‘laicista’, dominata da una visione prettamente materialista del mondo, ben lontana dalla concezione biblica che è volta a ricercare il valore di senso della vita in funzione dell’uomo, e che attraverso il dubbio e l’indifferenza dei valori della vita alimenta subdolamente l’espulsione di Dio dalle coscienze dell’uomo, occorre salvaguardare con fermezza la centralità e la dignità della persona umana.
I processi di secolarizzazione e di globalizzazione in atto hanno causato nel nostro tempo una caduta verticale non solo dei valori cristiani ma anche del senso religioso della vita. Ciò deve indurre la Chiesa Cattolica ad una profonda riflessione. C’è bisogno sicuramente di più chiarezza e di maggior coraggio nel professare l’appartenenza alle proprie radici, proclamando l’identità di essere cristiani, di fronte alle ‘tentazioni subdole’ promosse dalla politica che può indurre alla faziosità, portare alla divisione e scaturire perfino nell’odio. Una maggior chiarezza è richiesta anche di fronte alle ‘insidie’ tese da un laicismo pseudo-religioso, radicalizzato nella cultura del nostro tempo, che tende a una relativizzazione globalizzata e a una multi-religiosità, per cui si è portati a pensare che una religione vale l’altra, oppure che è sufficiente vivere onestamente per essere anche dei buoni cristiani.
Nel difficile momento storico che stiamo attraversando, caratterizzato da forti mutamenti socio-culturali-politici e religiosi, è urgente ripensare coraggiosamente a nuovi modelli informativi e a più adeguati metodi formativi, in grado di ‘attualizzare’ concretamente il progetto religioso giudeo-cristiano, con l’obiettivo di interessare le nuove generazioni al messaggio evangelico di Cristo. Consapevoli che ormai abbiamo voltato le spalle ai tempi della cristianità in cui tutto si dava per scontato o che tutto era accolto per tradizione. Archiviata la concezione medievale di una società in cui tutto veniva assorbito all’interno di una visione teocratica della storia e che alla fine dava per scontata la subordinazione delle realtà temporali (Stato) a quelle spirituali (Chiesa). Oggi dobbiamo essere pronti a raccogliere le nuove sfide lanciate dalla politica e dalla cultura contemporanea, scienza e nuove tecnologie comprese, alcune provocatoriamente pretestuose ed altre estremamente interessanti e stimolanti.
La Chiesa di fronte a queste nuove sfide, forte della sua identità e convinta della sua autenticità, più che ‘schierarsi’ o ‘preoccuparsi’ di prendere posizione esprimendo giudizi e preferenze nei confronti della politica corrente, con il rischio di imitarne toni esasperati e linguaggio inadeguato, dovrebbe prenderne le distanze e mantenere un ruolo neutrale, assumendo invece come riferimento il medesimo comportamento che Gesù stesso ha mostrato nei Vangeli. Non ci risulta, infatti, che Gesù si sia mai impegnato attivamente nella politica, né che abbia mai organizzato un movimento di resistenza politico-rivoluzionario. Gesù ha proclamato il “Regno di Dio” che è per tutti e che non può essere identificato con alcuna struttura politica. Se mettiamo la fede al servizio della politica si corre il rischio di piegarla a logiche razionali o a criteri prevaricanti.
Compito della Chiesa è quello di ‘occuparsi’ dei “beni spirituali”, lasciando ai politici la gestione dei “beni temporali”.
Dovere della Chiesa deve essere quello di “guidare eticamente” una classe politica che ha smarrito i propri orizzonti spirituali, soprattutto per quanto concerne la difesa della dignità dell’uomo e la tutela dei valori della vita.
L’interesse primario della Chiesa deve essere rivolto a “vigilare” sugli indirizzi promossi dalla politica incentrando la sua azione a promuovere scelte politiche rivolte, non tanto allo scontro sociale, quanto invece al “bene comune” e alla tutela della “pace sociale”, portando all’attenzione della comunità che, eventuali ideologie di parte legate a logiche prettamente razionali, potrebbero innescare possibili atti discriminatori nella convivenza sociale o divisioni tra persone.
Le parrocchie e le comunità ecclesiali dovrebbero andare alla ricerca di nuovi progetti catechistici e nuovi metodi di formazione biblica volti al “come evangelizzare oggi”. Il rapido cambiamento culturale a cui è andata incontro la nostra società in questo ultimo decennio, tenuto conto anche dei fenomeni sociali emergenti come la globalizzazione, la secolarizzazione, la multimedialità e i social, impongono attenzione e responsabilità nell’impegno pastorale dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo, auspicando che la “parrocchia” oggi possa assurgere al ruolo di “impegno culturale” come dimensione nella guida all’orientamento pastorale, ed assumere un “volto missionario” per raggiungere l’uomo nel suo vissuto quotidiano, portando l’annuncio sanante del Vangelo in mezzo alle contraddizioni e ai drammi che contraddistinguono spesso il nostro convivere sociale.
Il ruolo dei laici che con impegno, dedizione e cognizione di causa sono impegnati e coinvolti in questo auspicato rinnovamento culturale per l’evangelizzazione, in questo critico e difficile momento storico, pur in mezzo alle difficoltà e alle insidie insite in una società che tende sempre di più verso un laicismo strisciante, deve rappresentare per la Chiesa una ‘occasione’ e uno ‘stimolo’ per “lavorare in sinergia con i fedeli laici, affinché la teologia possa collocarsi all’interno di un processo di interdisciplinarietà”. (S.E. Antonio Staglianò –Già Vescovo di Noto)