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Quasimodo: la Casa Natale, i primi 13 mesi di vita a Modica e un prezioso documento inedito

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Quasimodo: la Casa Natale, i primi 13 mesi di vita a Modica e un prezioso documento inedito

di PIERO BONCORAGLIO

In queste prime settimane del 2025, si è tornato a parlare della Casa Natale di Salvatore Quasimodo, Premio Nobel per la Letteratura nel 1959, discussione tornata in primo piano per via della notizia proveniente dall’Assemblea Regionale di Palermo, dello stanziamento di 400mila euro per l’acquisto dell’immobile dove Quasimodo è nato, e dove insiste, fin dal dicembre del 1996, un Museo dedicato al Poeta, iniziatore della corrente poetica dell’ “Ermetismo”.

L’acquisto della Casa natale di Quasimodo è una iniziativa di cui si parlava da decenni, e fa piacere che finalmente veda la luce, posto che sarebbe impensabile e deleterio far morire la presenza sul territorio di una Casa Museo, fondata più di 28 anni fa, e che si è nel tempo sempre più arricchita di libri, dischi, quadri, acquerelli, oggetti vari (fra i quali spiccano la scrivania e la macchina da scrivere provenienti dalla residenza milanese), che si aggiungono all’arredamento già presente, e che la Regione Siciliana ha acquistato dal figlio Alessandro, ed ha messo a disposizione dell’Associazione, la quale ha curato, negli anni, l’allestimento della Casa-Museo di via Posterla 84. Altri oggetti della residenza milanese sono stati donati da Alessandro in tempi più recenti, direttamente alla Casa Museo.

Onde poter fugare dei dubbi sul primo periodo della presenza modicana della famiglia Quasimodo, sul luogo effettivo in cui il Poeta venne alla luce (ci si chiede per quale oscura ragione il genitore, e due testimoni, si sarebbero prestati a dichiarare il falso in un atto pubblico, e apporre le proprie firme nell’Atto di Nascita), è necessario fare un bel passo indietro.
Siamo a cavallo fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.

Gaetano Quasimodo, di Roccalumera (Me), nato nel 1867 (morto poi nel 1960), e padre di Salvatore, vince, intorno ai 25 anni di età, un concorso per Capostazione, e viene assegnato al Compartimento ferroviario di Palermo. È nel capoluogo siciliano che conosce la sua futura sposa, la palermitana Clotilde Angela Ragusa (1877-1950), con cui convola a nozze nello stesso comune il 22 ottobre 1898.

E sempre a Palermo, nel 1899, nasce il primogenito della coppia, a cui viene dato il nome del nonno paterno, Vincenzo.
Dopo questo evento, Gaetano Quasimodo viene assegnato come capostazione alla Stazione di Modica, nel corso dell’anno 1900.
A Modica, come prassi delle Ferrovie dello Stato, a Gaetano, con famiglia al seguito, viene assegnato uno degli alloggi di foresteria, ubicati al primo piano del Fabbricato Viaggiatori, la cui costruzione era stata ultimata nel mese di ottobre del 1891, anno della inaugurazione della tratta ferroviaria Noto-Modica, facente parte dell’intera linea che da Siracusa sarebbe poi arrivata fino a Licata. In questo alloggio Salvatore Quasimodo fu “concepito” (come correttamente specificato in una lapide presente ancor oggi sulla parete all’ingresso dello scalo), nel mese di dicembre del 1900, per poi venire alla luce nove mesi dopo nella casa di via Posterla.

Il Fabbricato viaggiatori, in data 09/10/1891 (arrivo del primo treno a Modica). Al piano sopra, era l’alloggio per il Capostazione e la sua eventuale famiglia (Foto da pubblicazione del Grana Scolari)

“Qui concepito, germogliò l’infanzia…”

L’Atto di Nascita redatto il 20/08/1901 recita: ““Nr. 854. Quasimodo Salvatore, Giuseppe, Virginio, Francesco. L’anno millenovecento uno, addì venti di Agosto a ore dieci e minuti quaranta, nella Casa Comunale. Avanti di me Avv. Giuseppe Rizza Segretario Comunale delegato del Sindaco con atto del trenta dicembre milleottocentonovantadue debitamente approvato, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Modica, è comparso Quasimodo Gaetano di anni trentaquattro, Impiegato, domiciliato in Modica, il quale mi ha dichiarato che alle ore quattro e minuti dieci del di venti del corrente mese, nella casa posta in (Ufficio Posterla al numero —–, da Ragusa Clotilde civile, sua moglie, seco convivente, è nato un bambino di sesso maschile che egli mi presenta, ed a cui dà i nomi di Salvatore, Giuseppe, Virginio, Francesco.”

Questo Atto di Nascita porta le firme di Gaetano Quasimodo, e di due testimoni, i signori Cannata Antonino e Assenza Pietro (modicani, entrambi impiegati, probabilmente nelle Ferrovie).
Nel documento che certifica la nascita, qualcuno ha letto, distrattamente o ad arte, l’indirizzo “Ufficio Postale”, quando invece è chiara la dicitura “Ufficio Posterla”. Arrivando alla frettolosa conclusione che Quasimodo sia nato presso un fantomatico Ufficio Postale, presente presso la stazione di Modica (addirittura dentro un vagone ferroviario!)

Ma tutti sanno benissimo che le Poste Italiane sin dalle loro origini, ubicavano gli Uffici presso locali dei Municipi cittadini (quando non ancora in immobili di proprietà costruiti allo scopo), sempre nei centri storici delle città e paesi. Parlando di Modica, i libri di storia ci dicono che la prima sede postale fu aperta nei locali di Palazzo San Domenico, attuale sede dei Vigili Urbani, nel 1850, e nel 1857 tale ufficio postale fu integrato dall’Ufficio del Telegrafo. Peraltro, la stazione di Modica fu inaugurata nel 1891, quindi circa 40 anni dopo l’apertura dell’Ufficio Postale. E presso le stazioni, quando la corrispondenza cominciò a viaggiare nelle Carrozze Postali, esisteva solamente una stanza del piano terra del Fabbricato Viaggiatori, dove venivano temporaneamente depositati lettere e pacchi, in attesa del ritiro da parte del personale incaricato dalle Poste.

Per chi si chiede, giustamente, come mai si parla di “Ufficio Posterla” piuttosto che Via Posterla, giova ricordare che in quei tempi ( e fino ai primi anni del 2000 ) le città ed i paesi venivano suddivisi dalle Poste Italiane in zone di servizio, dove venivano alloggiati degli armadietti rossi con la scritta POSTE, accanto alle comuni cassette postali dove i cittadini imbucavano la corrispondenza. Tali armadietti, riempiti quotidianamente, da impiegati appositi, della corrispondenza da consegnare nelle vie limitrofe a quella postazione, venivano svuotati ogni mattina dal portalettere (postino) di quartiere, che vi trovava pronta alla consegna esclusivamente la posta per gli indirizzi di propria competenza. Presso la Casa Natale di Quasimodo, fino ai primi anni del 2000, era presente questa coppia di cassette, simile a quella che vi mostro in foto. E che giustifica il nome che veniva dato a quella “via”. Per inciso, la denominazione “Posterla” è una corruzione del nome latino “posterula”, che significa “piccola porta posteriore”, nome che fa riferimento alla presenza, in quella parte del centro storico, di una porta secondaria di accesso al Castello, incastonata nella cinta muraria medievale che da lì passava, gravemente danneggiata dal terremoto del 1693, e in seguito demolita.

Andiamo avanti ascoltando la testimonianza diretta di Salvatore Quasimodo, rilasciata nei giorni successivi all’attribuzione del Premio Nobel nel 1959, spezzone di filmato pubblicato da Andrea Giampietro, e facente parte del ben più lungo video, di circa 9 minuti, prodotto dalla RAI. Qui Quasimodo, forse ricordando il posto dove la famiglia risiedeva fino a pochi giorni prima della sua nascita, dichiara di essere nato alla Stazione ferroviaria di Modica. Ma subito dopo a smentire chi, con deprecabile pressapochismo (come chi gestisce il sito del Parco Letterario Salvatore Quasimodo di Roccalumera, ndr), porta avanti un’altra narrazione, il Poeta dichiara, testualmente: “…in questo periodo c’è stata una alluvione gravissima a Modica, e allora mia madre mi ha portato a Roccalumera…”. Quanto basta a smontare in maniera chiarissima il racconto di chi scrive ed asserisce che il Nostro sia stato portato via da Modica dopo pochi giorni, e non vi abbia più soggiornato. O vogliamo mettere in dubbio il racconto autobiografico di Salvatore, o pensare che i suoi genitori lo abbiano ingannato raccontandogli che hanno abitato a Modica fino al momento dell’alluvione del 26 settembre 1902, cioè più di 13 mesi dopo la sua nascita?

In realtà, l’unico dato che non si presta ad essere smentito, è quello del Battesimo, celebrato presso la Chiesa della Madonna Bambina di Roccalumera in data 11 settembre 1901, ventidue giorni dopo la sua venuta al mondo. Pochi giorni quindi dopo l’alluvione di fine settembre 1902, la madre Clotilde, scossa dall’angoscioso e drammatico cataclisma naturale che costò la vita a 111 cittadini, manifestò al marito Gaetano Quasimodo il desiderio di lasciare Modica. Fu subito accontentata: da Roccalumera partì il suocero Vincenzo, che portò con sè, presso la residenza della famiglia di origine del padre, la donna con i due bambini, Vincenzo e Salvatore. Siamo ai primi giorni di ottobre del 1902. La famiglia tornò a riunirsi due mesi dopo, quando, in seguito al trasferimento del padre Gaetano dalla stazione di Modica a quella di Gela, in questa città presero dimora. È a Gela che nascono gli altri due figli, Ettore Enrico Eduardo nel 1903, e Rosa Maria Teresa nel 1905.

Sempre nel 1905, a Gela inizia la frequenza scolastica del primogenito Vincenzo, e due anni dopo, nell’ottobre 1907, va al primo anno della scuola dell’obbligo (Prima Elementare, come chiamata ai nostri giorni) anche Salvatore, che frequenta la scuola primaria per l’intero anno scolastico 1907/1908, e per soli i primi tre mesi del secondo anno scolastico, 1908/09. Infanzia movimentata e sfortunata quella della famiglia Quasimodo. Il 28 dicembre 1908, un terribile terremoto distrusse interamente Messina, causando più di 80.000 morti, compresi fra le province di Messina e di Reggio Calabria.

il futuro premio Nobel per la letteratura (che all’epoca aveva 7 anni) si trasferì a Messina tre giorni dopo il terremoto, allorchè il padre, in qualità di capostazione, fu chiamato a riorganizzare il traffico ferroviario della distrutta stazione. Per mesi visse con la famiglia su due vagoni merci, in attesa che fossero costruite e consegnate le prime baracche.
Ritornando al secondo domicilio modicano della famiglia (ma unico domicilio per Salvatore), quello di via Posterla, la casa fu in seguito abitata dalla famiglia del geometra Antonino Ragusa (1891-1970), insieme alla moglie Margherita Minardo (1892-1987), e dalla loro unica figlia, Maria Ragusa (1923-2013), che sposò il signor Vincenzo Gilestro.

Fu proprio il dottor Gilestro ad ospitare nella sua casa, a fine maggio 1962, Salvatore Quasimodo, che tornò quindi a respirare l’aria della sua casa natale per qualche ora. Testimonianza di ciò ha lasciato in un libro (una copia della dodicesima edizione stampata da Mondadori, dal titolo “Ed è subito sera”, contenente la celeberrima raccolta, la cui prima edizione era stata pubblicata nel 1930), che il Poeta inviò al signor Gilestro, con una dedica firmata di proprio pugno, datata 11 giugno 1962, e che così recitava:

“Al Dott. Vincenzo Gilestro, per ringraziarlo della sua ospitalità nella casa di via Posterla dove sono nato, con molta cordialità”; il modicano Salvatore Quasimodo, Milano, 11 giugno 1962.
Con la foto che allego di questa dedica, chiudo il mio intervento, che spero faccia luce in maniera definitiva sulla biografia del Poeta, dove gli errori, senz’altro in buona fede, sono dovuti ad una non attenta lettura dell’Atto di Nascita, ad un non completo ed attento ascolto delle parole di Salvatore Quasimodo, nel video dove dichiara la sua dipartita da Modica DOPO l’alluvione del 26 settembre 1902.

I versi di Vicolo, una delle poesie più nostalgiche di Quasimodo, sono intrisi di una dolcissima malinconia, e sembrano dedicati proprio a Modica:
“Mi richiama talvolta la tua voce,
e non so che cieli ed acque
mi si svegliano dentro:
una rete di sole che si smaglia
sui tuoi muri ch’erano a sera
un dondolio di lampade
dalle botteghe tarde
piene di vento e di tristezza.
Altro tempo: un telaio batteva nel cortile
e s’udiva la notte un pianto
di cuccioli e di bambini.
Vicolo: una croce di case
che si chiamano piano,
e non sanno ch’ è paura
di restare sole nel buio”.

In questa foto, del 26 maggio 1968, tre settimane prima della sua morte, avvenuta a Napoli il 14/06/1968, Salvatore Quasimodo è in compagnia del Dottor Vincenzo Gilestro, cui 6 anni prima aveva inviato il libro, con la dedica, in seguito alla sua prima visita di fine maggio/primi di giugno del 1962.