Quando a Modica suonavano i Tariqa. La musicalità, gli odori e le sensazioni dei magici paradisi mediterranei dei tempi che furono

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Quando a Modica suonavano i Tariqa. La musicalità, gli odori e le sensazioni dei magici paradisi mediterranei dei tempi che furono

MODICA – Una musica calda ed avvolgente, soffusa di poesia. Una musica che emanava passione, talvolta gioia o tristezza, ma comunque una grande voglia di vivere. Era la musica dei Tariqa, che spopolava tra la fine degli anni 90 e i primi anni del nuovo millennio. Chi erano? Definirli gruppo musicale era quanto meno riduttivo. Era più esatto indicarli come una sorta di realtà multimediale in grado di fondere sapientemente la musicalità, gli odori, le sensazioni emanate dagli splendidi angoli di paradisi mediterranei, ed iblei in particolare, donando una irripetibile e profonda esperienza interiore, avviando una sorta di viaggio virtuale all’interno del proprio essere, alla ricerca di ricordi lontani, di sensazioni perdute, di luoghi familiari e sconosciuti al tempo stesso. Non a caso, il termine “Tariqa” è sinonimo di percorso, strada o, secondo i componenti il gruppo, “la via che parte ieri e giunge al domani”, nell’ambito di un viaggio dell’anima dove i Tariqa erano i “Virgilio” per eccellenza, attraverso una musica viva e mediterranea che trasmette sentimenti forti, sensazioni uniche, emozioni allo stato puro. Le voci erano di Antonella Cardi in primis, e poi Marco Garofalo e Fausto Andrea. Tra i musicisti lo stesso Garofalo, Nino Aglieco, Lucio D’Angelo, Peppe DiMauro e Umberto Nerini. Le voci recitanti erano della già citata Cardi, di Maria Ornella Giannì e di Marcello Gugliotta, che era anche ideatore, mente creativa e anima del gruppo.

I concerti non erano solo musica, ma anche immagini, poesia, teatro, arte e cultura. Una sorte di “carrozzone magico” che si avvaleva dell’ausilio di schermi giganti nei quali scorrevano magicamente le immagini più incantevoli dei più suggestivi scorci di territorio ibleo: paesaggi mozzafiato, resi ancora più belli dalle calde sonorità del gruppo che cantava rigorosamente in dialetto, conferendo ai brani un fascino tutto loro e collocandoli in un genere musicale difficilmente classificabili. Si trattava di qualcosa di unico, che andav ben al di là della tradizionale musica etnica. Le immagini avevano la funzione di integrare i testi, di arricchirli in modo da regalare a ciascuno sensazioni uniche e assolutamente personali, interpretando l’insieme delle parole, della musica e delle immagini in maniera assolutamente personale, in base alla propria fantasia, continuamente stimolata da uno spettacolo sempre unico che si avvaleva altresì delle evocative performance di ballerini professionisti in grado di esaltare i magici momenti di puro teatro che i Tariqa miscelavano sapientemente con la musica e con l’immagine, scatenando un vortice di sensazioni che riscaldavano il cuore, rinfrancavano l’animo e sgomberavano la mente, libera di vagare in un avventuroso viaggio intriso di poesia semplice ma profonda, e mai manierata. Ma i Tariqa erano anche sinonimo di arte: quadri, acqueforti, disegni, litografie da contemplare ed ammirare. Uno spettacolo avvolgente, esotico, poetico, in una parola: unico. E il pubblico apprezzava, perché al termine del di ciascun viaggio, gli scroscianti applausi inondavano immancabilmente il palco. I Tariqa si sono sciolti oramai da molti anni, ma la loro musica e le loro sonorità impareggiabili resteranno per sempre.