La Bibbia contiene una notevole varietà di generi narrativi (avvenimenti storici, sociali, politici e religiosi) che apportano ai testi condizionamenti, contraddizioni, versioni molto diverse di un medesimo evento, ripetizioni, e salti narrativi: tutti questi fattori contribuiscono a rendere la lettura poco fluida.
La Bibbia narra i più svariati racconti (carestie, guerre, ricordi di antiche esperienze quotidiane, le migrazioni di un popolo, i governi, l’esilio, il dominio di nazioni su altre nazioni etc, etc.). Utilizza una diversità d’immagini, talora drammatiche, al punto da destare sgomento e perplessità (la pratica della schiavitù o del divorzio, quello dello sterminio in caso di guerra), talvolta suggestive o simboliche, senza curarsi della loro coerenza e senza indicarne le fonti, altre volte mitologiche, allegoriche o paradossali, impregnate di un linguaggio provocatorio.
Oggi è veramente difficile ricostruire le diverse tappe di un lavoro narrativo complesso che ha coinvolto intere generazioni distanti nel tempo dalla cultura, dalla mentalità e dalle esperienze degli uomini moderni. Si può intuire, allora, quanto sia complicato interpretare la Bibbia nella mentalità, nei modi di vivere e nei generi letterari che essa riferisce, come non è altrettanto facile ricercarvi il “filo conduttore” che lega pagine tanto diverse sul piano della narrazione e dello stile linguistico. C’è il rischio di non capire la Bibbia, o di scandalizzarsi inutilmente, di fronte a certi racconti dove con forza trasuda un’umanità violenta, che arriva perfino a coinvolgere la stessa identità di Dio.
Queste difficoltà fanno della Bibbia un libro chiuso, la cui interpretazione sempre problematica richiede una competenza tecnica e rischia di farne un campo riservato a studiosi e a pochi specialisti di Sacre Scritture. Bisogna allontanare anche il luogo comune di considerare la Bibbia un libro anacronistico e poco credibile sul piano storico e letterario. Bisogna impedire, infine, di fare della Bibbia una lettura letterale che potrebbe sfociare nel fondamentalismo o in una lettura personale per ricercarvi ad ogni costo risposte ai propri problemi di vita. Considerando che intercorrono oltre duemila anni dalla redazione dei testi biblici, va analizzato con attenzione il senso delle cose che gli autori biblici volevano affermare in quel preciso momento storico, occorre andare alla ricerca dei mille fili nascosti che legano la “Parola” di Dio alla parola degli uomini, per ricavarne il ‘significato spirituale’ che essi volevano trasmettere. Un’interpretazione puramente letterale del testo potrebbe sfociare nel fondamentalismo. Per questo va compiuto uno sforzo intelligente e costante di penetrare nella mente dell’autore per coglierne il senso originario e genuino.
Tutti gli studiosi concordano nel ritenere che per poter accedere con cognizione al testo biblico è necessario che il lettore possieda una chiave di lettura. È indispensabile che il lettore sia fornito di una minima formazione biblica di base sul piano storico, linguistico e letterario, al fine di conoscere l’ambiente in cui ciascun autore è vissuto, e di comprendere il genere letterario all’interno del quale è stato scritto il testo. È necessario fornire al lettore le linee guida essenziali affinché egli possa essere in grado di fare una lettura religiosa degli eventi riportati nella narrazione biblica. Altrimenti c’è il rischio di non comprendere la Bibbia o di scandalizzarsi inutilmente, di fronte a certe pagine dove con forza trasuda un’umanità violenta che arriva a coinvolgere perfino la stessa identità di Dio. Solo a queste condizioni la lettura della Bibbia può costituire per gli uomini del nostro tempo un’esperienza di confronto e d’incontro con parole antiche, cariche di una forza spirituale non superata, capaci di mutare l’orientamento di una vita per nutrirla di una speranza nuova.
Un corretto indirizzo metodologico per leggere e interpretare il testo biblico deve mirare a penetrare nella mente dell’autore per svelare la ricchezza spirituale insita in scritti antichi, apparentemente anacronistici ed eterogenei, nella convinzione della distanza culturale tra il mondo del I° secolo e quello del terzo millennio, e preoccupandosi che la realtà di cui parla la Bibbia è rivolta anche all’uomo contemporaneo. Si tratta, in altre parole, di superare la distanza tra il tempo dei primi destinatari dei testi biblici e la nostra epoca contemporanea, e di compiere tutti gli sforzi necessari per poterne comprendere il suo significato nel contesto linguistico, letterario, socio-culturale, religioso e storico. Pertanto la Bibbia non si può iniziare a leggere come un libro qualunque, è necessario avere un indirizzo. Solo a queste condizioni la lettura della Bibbia può costituire per gli uomini del nostro tempo un’esperienza di confronto e un motivo d’incontro con parole antiche cariche di una forza spirituale mai superata.