È una Sicilia sempre più precaria: secondo l’Inps nell’Isola i nuovi contratti stipulati nel 2021 sono stati nell’81,4 per cento dei casi a termine, stagionali o in somministrazione, con un aumento progressivo dal 75,8 per cento registrato nel 2018. La controtendenza potrebbe arrivare dalla pioggia di miliardi in arrivo nell’Isola grazie al Pnrr e agli altri investimenti comunitari, secondo i calcoli della Svimez 18,2 solo rimanendo alla spesa per le nuove infrastrutture, ma la probabilità di sprecarli è altissima: “Il rischio principale – si legge nel rapporto Svimez- è che l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti industriali porti a un rallentamento o a una temporanea chiusura dei cantieri già avviati”. L’altra ipotesi è un ritardo nell’apertura dei cantieri decisa dagli appaltatori per non operare in perdita: “In attesa di aggiornamenti – conclude la Svimez – si può considerare come più probabile lo scenario di una realizzazione tra il 50 e l’80 per cento del programma degli investimenti fissi stimato per la Sicilia”. Il punto è che quel piano di investimenti è strategico perché arriveranno in Sicilia 13,1 miliardi di spesa per infrastrutture ferroviarie, 1,75 miliardi per la rete elettrica Terna, 2 miliardi per le strade Anas, 600 milioni per le autostrade gestite dall’ex Cas, 170 milioni per la digitalizzazione e 621 milioni divisi fra le due Autorità portuali. Investimenti essenziali per lo sviluppo dell’Isola che possono innescare un circuito virtuoso con un ulteriore incremento di occupazione stimato attorno al 6% se il programma fosse completato del tutto, con un dato che si contrarrebbe al 3,9 se gli investimenti fossero invece completati solo per il 50 per cento.