SIRACUSA – Prosegue l’impegno profuso per combattere la fame nel mondo, e in particolare in Congo: una “mission” tanto lodevole quanto anacronistica, se si pensa all’opulenza in cui si vive nel resto del mondo. Eppure questo continua ad essere un problema atavico, nella sua drammaticità, sul quale sono stati puntati i riflettori, nell’ambito del prestigioso proscenio internazionale del G7 a Siracusa, dal sacerdote modicano don Salvatore Cerruto, parroco della chiesa Santa Caterina di Rosolini, da anni impegnato in Africa, dove, nel 2003, è stato fondato il primo centro nutrizionale.
“Nella Repubblica democratica del Congo non siamo stati di certo i primi a cominciare a lottare contro la malnutrizione dei bimbi, ma ci si occupava prevalentemente dell’emergenza, con il recupero nei centri di sanità. Dopo qualche tempo i piccoli ricadevano nel vortice della malnutrizione – ha detto don Cerruto – per cui abbiamo pensato alla prevenzione, più che all’emergenza, ponendoci come pionieri in tal senso. In questi anni abbiamo avuto la gioia di poter coltivare in Congo centinaia di volontari che hanno dato il loro sostanziale contributo di cui tutti dobbiamo sentirci responsabili.
Abbiamo realizzato la fattoria didattica, dal 2010 al 2014, per promuovere, tra le altre cose, lo sviluppo dell’agricoltura, riappropriandoci di 120 ettari che erano stati fagocitati dalla foresta e rimettendoli a coltura con i trattori, la fatica, la perseveranza, in quelle strade impervie e pericolose, dove serve attenzione, esperienza e un pizzico di tecnologia, che, messi assieme, costituiscono l’ossatura dell’agricoltura, anche sostenibile. Ecco – ha proseguito don Cerruto – noi abbiamo esportato questo sistema, coinvolgendo decine di famiglie per contrastare la malnutrizione”.
“Una volta mi sono messo a piangere mangiando un piatto di fagioli la sera, pensando ad una donna che, sotto il sole cocente, impugnava una piccola zappa mentre teneva 3 bambini piccolissimi con sé. Era anche grazie a lei e alla sua fatica se io e tanti altri potevamo mangiare quel piatto di fagioli. Nonostante gli investimenti milionari, mancava persino l’allevamento di vacche da latte, e noi, nel nostro piccolo, abbiamo in qualche modo rimediato. Noi italiani – ha proseguito il sacerdote – abbiamo una responsabilità cui non possiamo sottrarci, secondo l’insegnamento prezioso lasciatoci dal sindaco santo Giorgio La Pira”.
“Io ci ho creduto e i fatti mi stanno dando ragione – ha concluso don Cerruto dinanzi alla platea dell’Urban Center di Siracusa – perché credendoci si può anche far rifiorire un deserto, ed esorto anche tutti i nostri giovani a spendersi in tal senso, perché aiutando il prossimo, arricchiranno il loro spirito e nutriranno la loro anima”. L’intervento integrale di don Salvatore Cerruto, apprezzato anche con uno convinto e scrosciante applauso, è disponibile CLICCANDO QUI.