Scicli – Il 5 settembre scorso è morto, a quasi 98 anni, Pietro Sudano, noto come “Pietrino”, barbiere, poi bidello, abitante delle grotte di Chiafura per i primi 31 anni di vita. Chiafura di Scicli è paragonata ai più famosi Sassi di Matera. “Eravamo poveri ma felici – disse qualche tempo fa nell’ambito di una intervista Pietro Sudano – un’unica grande famiglia di 700 anime, dove regnavano la miseria e la solidarietà. Sono cresciuto senza padre, mia madre paralitica era perennemente ricoverata in ospedale, abitavo in una grotta prima con mia nonna poi con le zie. Per i bisogni fisiologici andavamo in dei concimai comuni, dove c’era anche un orticello, insomma, facevamo l’utile e il dilettevole. Per l’acqua ci dovevamo approvvigionare a San Bartolomeo. Abitavamo in una grotta a condominio, a 3 piani, con delle rampe esterne che collegavano un ambiente all’altro. Erano delle grotte “familiari”, dove c’era anche, mi si consenta l’ironia, il “garage” per il mulo, che viveva insieme a noi. A 7 anni andai a lavorare dal barbiere, un maestro di vita oltre che di professione, non mi dava neanche una lira, gli dovevo essere grato perché mi insegnava l’arte. Feci questo lavoro fino al 1946, anno in cui mi sposai. Ricordo che le comari si scambiavano i favori, dal regalo di un piatto di fave alla balia dei bambini, c’era il senso dell’appartenenza a una comunità sfortunata, che, paradossalmente, ci rendeva più forti”.