MODICA – E’ una ricerca che va proseguita ed approfondita per la sua valenza scientifica e teologica. La Diocesi di Noto, autorità competente nell’esprimere un giudizio su studi e argomenti religiosi inediti, interpellata dalla Segreteria di Stato del Vaticano, ha recentemente espresso il suo giudizio di merito sull’indagine testuale condotta da Antonio Caruso su “Bibbia e Dna”, giudizio che è stato già inviato in risposta alla Segreteria di Stato del Vaticano per successive verifiche ed ulteriori approfondimenti ritenuti necessari e/o opportuni.
Il noto biologo modicano Antonio Caruso (che fra l’altro collabora al nostro giornale con la rubrica di Cultura Biblica) partendo dalla lettura del Capitolo 42 del Siracide, uno dei libri sapienziali della Bibbia, dove viene descritta la Sapienza di Dio nelle opere della natura si è soffermato su una frase ad una prima lettura enigmatica e di difficile interpretazione: “Tutte le cose sono a coppia, a due a due, una di fronte all’altra” (versetti 24 e 25). Per Antonio Caruso, che ha messo a confronto traduzioni varie ed ha consultato e analizzato numerosi testi biblici, c’è una verità di fondo che ha del sorprendente perché nelle “cose che sono a coppia”, descritte dalla Bibbia, si può leggere la forma strutturale binaria dei due filamenti (le due catene polinucleotidiche) che costituiscono la struttura di base del DNA.
Il parere del già Vescovo di Noto, e ora presidente della Pontificia Accademia Teologica, S.E. Mons.Antonio Staglianò, è stato inviato all’autore tramite il biblista Don Mario Vito Martorina, che aveva già espresso sulla ricerca di Antonio Caruso una preliminare valutazione esegetica sul piano biblico, con note e precisi riferimenti desunti dalle Sacre Scritture.
Il Vescovo, nel giudizio di merito, esorta l’autore a portare avanti il lavoro di ricerca intrapreso che ha alla base un’intuizione fondata che contribuisce a fare progredire la ricerca teologica nel confronto tra scienza e fede, ricerca che va proseguita in tutti gli ambiti della ricerca scientifica che pongono interrogativi alla fede.
Dall’autorevole valutazione del Vescovo Staglianò si evince che la Bibbia non può dare risposte di carattere scientifico, tuttavia in essa si possono trovare indizi, segni, intuizioni e presupposti che aprono al confronto con la ragione (e quindi con tutte le scienze umane che scaturiscono dall’ uso della ragione).
La ragione non si oppone, quindi, alla fede che in essa può trovare un riscontro che apre alla comprensione della conoscenza di Dio attraverso la considerazione e la contemplazione delle realtà create, quali riflesso dell’ Opera del Creatore e, quindi, impronta della sua presenza e della sua esistenza. In altri termini uno scienziato non scopre cose che non esistono, non inventa nulla, bensì trova ciò che già esiste nell’opera creaturale di Dio, nel complesso meraviglioso della intera Creazione, e lo usa per il progresso nel bene di tutta l’ umanità.
Tra Fede e Ragione, tra Scienza e Fede, dal punto di vista teologico non c’è opposizione, ma confronto, sinergia, ricerca di incontro e di reciproca integrazione, perché dal punto di vista della fede cristiana entrambi i doni vengono da Dio e come tali conducono all’incontro con Dio. E’ in questo senso che l’uomo, con l’uso della ragione, applicandosi alla conoscenza sempre più profonda della divina Creazione, ricerca e trova. Promuovendo così il dialogo tra scienza e fede, tra Ragione e Rivelazione, si cerca sempre il Regno di Dio e la sua Giustizia, ovvero il suo Amore di Vita e di Salvezza per tutta l’Umanità e la Creazione intera.
“La profonda valutazione del Vescovo – dice Antonio Caruso – avvalora e conferma l’intuizione della verità originaria della Bibbia, libro redatto oltre 2 mila anni fa, che contiene una “verità scientifica nascosta”, anticipatrice di secoli di studi e ricerche e costituisce un forte ulteriore incoraggiamento allo studio e all’approfondimento”.