SCICLI – Uno spiraglio e, forse, una possibilità di salvare quel che resta della Fornace Penna. Il contenzioso da anni aperto tra i rappresentanti della famiglia Penna, che sono proprietari dell’ex stabilimento di laterizi del Pisciotto e la Regione, potrebbe essere chiuso grazie all’intenzione dei Penna di non presentare ricorso al Tar per contrastare l’esproprio e quindi dar via libera all’acquisizione della Fornace. E’ questa l’intenzione manifestata dal barone Guglielmo Penna in una intervista rilasciata a “La Sicilia” nella quale parla diffusamente di tutta la vicenda che prende le mosse alla fine degli anni ’90 quando la famiglia Penna aveva chiuso un accordo con un gruppo imprenditoriale per la trasformazione funzionale della Fornace in un resort a cinque stelle.
Da qui l’innescarsi di vincoli, passi avanti e passi indietro che non hanno fatto altro che accelerare il degrado della fabbrica devastata dalle fiamme nel 1924 e da allora abbandonata a se stessa. Fino agli ultimi severi eventi atmosferici che la scorsa settimana hanno fatto crollare il secondo ordine delle arcate. “Ci siamo arresi- dichiara il barone Penna a “La Sicilia”- “Abbiamo deciso di rinunciare al ricorso a suo tempo presentato al Tar di Catania che poteva essere di intralcio all’iter espropriativo”.
La comunicazione dell’avvio delle varie fasi dell’espropriazione è stata notificata alla famiglia Penna e ai venti eredi nel febbraio dl 2021 e prelude al decreto formale. La motivazione, in cui si legge “per l’inerzia della proprietà”, non è stata digerita dai proprietari che ritengono, invece, di avere fatto di tutto per salvaguardare un bene importante non solo dal punto di vista economico ma anche, se non soprattutto, paesaggistico, della continuità della memoria e della definizione del paesaggio, un topos, della baia di Sampieri. Al momento la fornace è transennata ed il progetto di tutela dell’immobile redatto dalla Sovrintendenza di Ragusa per conto della Regione di un milione e mezzo. La Regione tuttavia si è finora fermata perché non può spendere quei soldi su un bene che è di fatto di proprietà privata. Ma la somma necessaria per mettere in sicurezza la fornace e ricostituire le strutture pericolose è oggi di mezzo milione così come iscritta nell’ultima Finanziaria. La rinuncia del Barone Penna ad andare avanti nel contenzioso apre ora un’altra, e forse decisiva, fase nella storia ormai centenaria della fornace ma non bisogna perdere tempo sperando che un altro ciclone mediterraneo abbatta quel che resta.