La legge su Ibla divide. C’è la volontà di guardare oltre

Corriere di Ragusa Politica

La legge su Ibla divide. C’è la volontà di guardare oltre

RAGUSA – La legge su Ibla divide. A pochi mesi dal rinnovo delle amministrazioni di Ragusa e Modica l’emendamento alla Finanziaria regionale presentato dagli onorevoli Ignazio Abbate insieme a Carmelo Pace, entrambi della Dc Nuova, ha provocato reazioni diffuse nel capoluogo. Dal sindaco di Ragusa Peppe Cassì, che peraltro Ignazio Abbate ha deciso di sostenere nella sua ricandidatura per Palazzo dell’Aquila (foto), alle opposizioni, il no a qualsiasi modifica, o peggio ancora cancellazioni, della legge su Ibla, che lo scorso anno ha goduto di una dotazione di un milione e mezzo di euro, così come Agrigento ed Ortigia, la chiusura è stata netta.

Abbate si è affrettato subito a correggere il tiro con un comunicato dove l’ex sindaco di Modica scrive: “Il Governo Regionale, sollecitato fortemente dall’Anci, aveva deciso di non finanziare con i fondi di spesa corrente dei comuni siciliani nessuna riserva, compresa quella delle leggi speciali perché ciò avrebbe diminuito ulteriormente le risorse a disposizione dei comuni siciliani.

L’emendamento prevede un aumento da 1,5 milioni a 2 milioni di euro da ricavare non più dal fondo di trasferimento di parti corrente ma dal Fondo di Sviluppo e Coesione. Automaticamente, usufruendo di questo contributo ad hoc, i tre centri non comparirebbero nella lista dei finanziamenti destinati ai Comuni Unesco. Quest’ultimo emendamento è già passato nella prima Commissione Affari Istituzionali e prevede la creazione di un capitolo di spesa da 20 milioni di euro dal medesimo fondo europeo di Sviluppo e Coesione da dividere tra tutti Comuni inseriti nella World Heritage List ad eccezione, appunto, dei beneficiari della legge speciale in caso di approvazione”.

La questione resta dunque aperta e bisognerà attendere l’esito del dibattito, e quindi della votazione, in aula. Le leggi speciali sono da qualche anno nel mirino di quanti ritengono che si tratti di uno strumento da rivedere profondamente e che siano in ogni caso un privilegio che alla luce delle crescenti difficoltà finanziarie della Regione non è più compatibile. L’idea è quella di allargare la visione ai centri barocchi, siti che godono del riconoscimento Unesco, dove da decenni, nonostante le crescenti necessità di intervento, mancano fondi specifici. Risorse speciali da destinare alle città d’arte siciliane sono state invocate anche da associazioni, professionisti, uomini di cultura, sulla falsariga di quanto è stato fatto negli ultimi 35 anni per Agrigento, Ortigia e Ragusa Ibla.