MODICA – Fu il “Gran flagello di Dio”, ma da quell’evento luttuoso e disastroso il Val di Noto rinacque e si offre ancora oggi come testimonianza urbanistica, architettonica e paesaggistica di gran pregio. Il sisma del 1693 fu occasione di rinascita per i centri urbani, ma non solo perché da quel momento si avviarono studi scientifici, riflessioni sul futuro delle città, produzioni documentaristiche che oggi consentono di studiare gli effetti di un evento naturale che fece sentire fino al 1694 i suoi effetti seminando paura, povertà, violenze, emergenza sanitaria e capovolgimenti della scala sociale. Sul palcoscenico del Teatro Garibaldi a tessere il filo complesso di un evento epocale sono stati Giuseppe Barone, Lucia Trombadore, Paolo Nifosì e Marcella Burderi, che per ogni settore di competenza hanno presentato al numeroso pubblico in sala contributi originali frutto di studio ed indagine attraverso documentazione d’archivio.
A Modica in particolare il terremoto incide sul tessuto di una città nuova, edificata grazie alla sapienza di architetti e maestranze in un tessuto urbano in cui già brillano le chiese di S. Maria, S. Pietro e S. Giorgio, conventi e palazzi nobiliari, e che mantiene nonostante tutto la sua identità visto che non è distrutta come altre città del Val di Noto. Gli effetti disastrosi del terremoto, riferisce Giuseppe Barone, innesca tra le classi dirigenti il dibattuto sull’opportunità di ricostruire la città sul piano, come suggerisce in una lettera lo stesso re, Carlo II, o mantenerla a valle.
In questa discussione si inserisce la già viva e sostenuta contrapposizione tra le chiese di S. Giorgio e S. Pietro le cui comunità, ma soprattutto le classi di riferimento, vogliono affermare la supremazia. Un conflitto irrisolto che ha, tuttavia, il vantaggio di mantenere a valle la città evitando un trasferimento nella zona della Sorda e di Michelica. Modica, come testimonia anche Paolo Nifosì, si afferma come città della continuità attraversando così il ‘500, il ‘600’ ed il ‘700 ed affermando il suo ruolo di città leader del sud est che manterrà fino all’800’. E’ il merito della sua classe aristocratica, intellettuale e imprenditoriale che coglie in pieno l’occasione funesta del terremoto e la volge a suo pieno vantaggio.