Corriere di Ragusa Cultura

Pasolini e le grotte di Chiafura, specchio della vita negli anni 50

Scicli ricorda il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini. E’ la Cgil, insieme a Auser, il Movimento Culturale Vitaliano Brancati, la Cooperativa Sociale Agire a promuovere una serie di appuntamenti che culmineranno in una mostra dal titolo “La Rabbia”, che ospita le tele dell’artista sciclitano Guglielmo Manenti. Domenica alle 17. 30 a Palazzo Spadaro si terrà il convegno inaugurale, saranno presenti Giuseppe Scifo, il prof. Giuseppe Pitrolo, Angelino Manenti e Pietro Sudano; questi ultimi sono due testimoni della visita del gruppo di intellettuali, tra cui Pasolini, nel 1959 a Chiafura e parleranno dell’incontro ma anche della Scicli di allora con storie interessanti e aneddoti. Guglielmo Manenti e Andrea Guastella presenteranno la mostra “La Rabbia”. Sabato 12 novembre l’iniziativa si svolgerà in due appuntamenti. Presso il Cine Teatro Italia a Scicli alle 9.30 sarà proiettato “Comizi d’amore” di Pasolini . Alle ore 18 a Palazzo Spadaro si terrà un incontro “Pasolini corsaro” con proiezioni. Nel 1959 Pasolini arrivò a Scicli insieme ad un gruppo di intellettuali per una visita voluta da Giancarlo Pajetta, dirigente del Pci, che aveva chiesto di far luce e far conoscere all’Italia la realtà delle grotte di Chiafura e della situazione in cui viveva tutto il meridione. In quel viaggio Pasolini non era da solo: infatti con lui c’erano Carlo Levi, autore di “Cristo si è fermato a Eboli”, grande conoscitore del sud, nonché il pittore Guttuso, ma anche altri giornalisti. Nel suo resoconto pieno di stupore il poeta paragonava quei percorsi tra grotte e rocce che si inerpicano verso il colle di S. Matteo a una sorta di purgatorio dantesco, pieno di luci ed ombre. E’ a questo viaggio che l’artista Guglielmo Manenti dedica la prima parte della mostra immaginando in maniera visionaria questi percorsi tra l’oscurità delle grotte vissute da famiglie numerose, questo contatto con civiltà che sembravano arrivare direttamente da civiltà preistoriche, e che pure non disdegnavano il sogno della modernità.